Giuseppe Valentini (Firenze, 14 dicembre 1681 – Roma, 1753) è stato un compositore, violinista e poeta italiano.
Già dal 1692 lo si trova a Roma, al servizio di Lorenzo Colonna e nel 1694, a soli tredici anni d’età, è segretario della Congregazione dei Musici di Santa Cecilia.
Nel 1701, pubblica a Roma la sua prima opera, XII Sinfonie, A tre, cioè due Violini e Violoncello, col Basso per l’Organo, dedicandola a Giovanni Giorgio Costaguti, Marchese di Sipicciano. Nel 1703, vedono la luce le Bizzarrie per Camera, opera II, dedicate a Carlo Francesco Spinelli, principe di Tarsia.
Ad un periodo di poco successivo al 1702 risale una circostanza riferita dal violinista e compositore Francesco Geminiani al musicologo Charles Burney. Ricorda il Geminiani che Arcangelo Corelli, la cui stella era ormai in declino, era rimasto mortificato dal minore successo ottenuto a Roma dalle sue esibizioni, mentre le esecuzioni di Valentini, per quanto infinitamente inferiori, e lo stile delle sue composizioni, riscuotevano un crescente apprezzamento; questo cambiamento dei gusti del pubblico aveva gettato Corelli in uno stato di prostrazione che l’aveva accompagnato fino alla morte.
Difatti, in questi primi anni del secolo l’attività compositiva di Valentini ha un grande successo. Nel 1705, egli compone tre oratori, La superbia punita in Absalone, su libretto di Carlo Uslenghi, Sant’Alessio e Santa Caterina da Siena, su libretto di Angelo Donato Rossi, amico del compositore. Nel giro di un solo anno, dal 1706 al 1707, vanno in stampa ben tre opere strumentali: le Fantasie musicali a tre op. III, le Idee per camera opera IV, dedicate a D. Giuseppe Garzia del Pino, Segretario della Nazione Spagnola, e le Villeggiature armoniche a tre op.V (quest’ultima raccolta ci è giunta solamente attraverso le ristampe di Roger ad Amsterdam e di Le Clerc a Parigi).
Il 1710 vede l’uscita dei Concerti grossi op. VII, dedicati ai Principi di Caserta Michelangelo Caetani e Anna Maria Strozzi, al servizio dei quali si definisce nel frontespizio “Suonator di Violino, e Compositore di Musica”. Intanto, ad Amsterdam, Estienne Roger ripubblica su lastra di rame l’opera I.
Sempre a partire dal 1710, Valentini suona regolarmente a S. Luigi dei Francesi e, dall’anno successivo, a San Giacomo degli Spagnoli. Vi entra come violino di ripieno, ma nel corso degli anni raggiungerà ruoli di concertino, talvolta con annesso il compito di compositore dei brani strumentali.
Al 1714 e 1715 risalgono le uniche opere composte da Valentini: rispettivamente, il I atto de La finta rapita e la Costanza in amore, interamente composta da lui, entrambe rappresentate nel teatro del Principe di Caserta a Cisterna.
Ancora nel 1714 dà alle stampe gli Allettamenti per camera a violino, e violoncello, o cembalo, op. VIII, dedicati a Decio degli Onofri, patrizio di Foligno, suo allievo per il violino.
Tra il 1715 ed il 1725, l’editore Roger ripubblica l’intera serie delle opere strumentali già apparsa in caratteri mobili; ovviamente, la popolarità cresce, soprattutto fuori da Roma e dall’Italia. Suoi brani appaiono infatti in raccolte di vari autori, accanto ai più celebri musicisti italiani, quali Corelli, Benedetto Marcello, Antonio Vivaldi, Francesco Maria Veracini, Tommaso Albinoni e non mancano neppure arrangiamenti di suoi lavori ad opera di altri compositori, come nel caso degli Allettamenti per camera (op. 8) contenuto nel primo volume delle Dodici sonate per violino (1720) di Henry Eccles. Tuttavia, anche a Roma vi è forse una ricaduta di prestigio, tanto che nel 1720 è proposto al ruolo di Coadiutore del maestro di cappella di San Giacomo degli Spagnoli e viene altresì nominato maestro di cappella a San Giovanni dei Fiorentini, posto che manterrà fino alla morte.
Nel 1724, Le Cène pubblica ad Amsterdam i X Concerti grossi op. IX, in un’edizione stranamente priva di dedicatario. È l’ultima opera a stampa di Valentini, che in questi anni si dedica intensamente anche alla musica vocale, componendo cantate spirituali ed oratori, in particolare per il Collegio Nazareno.
Dal 1727 risulta maestro di cappella di Santa Maria Maddalena (fino al 1750) e dal 1737 anche alla Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, fino al 1752.
A partire da questo momento, nonostante l’attività di maestro di cappella nelle varie chiese che abbiamo citato, abbiamo notizie sempre più rarefatte di sue nuove composizioni; si tratta sempre di cantate a due o tre voci, di argomento spirituale, di cui la musica è perduta. In particolare, dal 1733 alla morte, che lo colse nel 1753, i documenti trovati fino ad oggi parlano di due sole nuove composizioni, due cantate composte per il Collegio Nazareno nel 1746 e 1747.

Testo: Liberamente tratto da Wikipedia
Immagini: Google search
Video: Youtube

Andrea Natile


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

Rispondi a Andrea Natile

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: