Nel 1749 Händel compose Musica per i reali fuochi d’artificio; 12.000 persone parteciparono alla prima esecuzione. Nel 1750 organizzò un’esecuzione del Messia a beneficio dello Spedale degli Innocenti. Lo spettacolo fu considerato un grande successo e fu seguito da concerti annuali che continuarono per tutta la sua vita. In riconoscimento del suo mecenatismo, Händel fu nominato governatore dell’ospedale il giorno dopo il suo concerto iniziale. Dopo la sua morte lasciò una copia del Messia all’istituzione. Il suo coinvolgimento con l’Ospedale degli Innocenti è oggi ricordato con una mostra permanente nel Foundling Museum di Londra, che controlla anche la Gerald Coke Händel Collection. Oltre al Ospedale degli Innocenti, Händel ha anche aiutato un ente di beneficenza che assisteva i musicisti poveri e le loro famiglie.
Nel mese di agosto 1750, in un viaggio di ritorno dalla Germania a Londra, Händel rimase gravemente ferito in un incidente di carrozza tra L’Aia e Haarlem in Olanda. La sua salute iniziò a peggiorare a partire dal 1751, per problemi alla vista: nel febbraio fu costretto a sospendere la composizione dell’oratorio Jephtha annotando sulla partitura di essere incapace di proseguire a causa dell’«indebolimento» della vista all’occhio sinistro (probabilmente dovuto a cataratta). Nella primavera si fece visitare da un chirurgo di nome Samuel Sharp (1709-1778) il quale gli diagnosticò un’«incipiente gutta serena», cioè a dire, in termini di medicina moderna, un principio di cecità di origine ignota.
Händel riuscì comunque a riprendere l’attività e a completare il Jephtha, ma, con la vista ormai quasi completamente perduta all’occhio sinistro e gravemente declinante a quello destro, dovette rivolgersi a William Bromfield (1713-1792), rinomato medico, allora chirurgo della principessa vedova di Galles. Questi lo sottopose, nel novembre del 1752, ad un intervento di abbassamento della cataratta che, al di là di un momentaneo miglioramento, lo lasciò in pratica completamente cieco.
E a nulla valse nel 1758 un secondo intervento da parte del sedicente “ophthaliater” John Taylor, il quale era già intervenuto otto anni prima sugli occhi di Johann Sebastian Bach, concorrendo secondo alcuni a causarne la morte per batteriemia.
Händel morì, probabilmente a seguito di ictus cerebrale, il 14 aprile 1759 nella sua casa di Brook Street. L’ultimo spettacolo cui aveva preso parte, era stato il Messia. Fu sepolto nell’Abbazia di Westminster, tra i grandi d’Inghilterra: una raffigurazione marmorea del compositore recante lo spartito del Messiah è stata eretta sulla sua tomba, nel Poets’ Corner. Più di tremila persone in lutto parteciparono al suo funerale, che fu celebrato con tutti gli onori di Stato.
Händel non si sposò mai, e mantenne riservata la sua vita personale. Il suo testamento iniziale lasciò in eredità la maggior parte del suo patrimonio alla nipote Johanna, tuttavia quattro successivi codicilli distribuirono una grande quantità di beni ad altri soggetti (servi o amici) e in beneficenza.
Händel possedeva una collezione d’arte che fu messa all’asta postuma nel 1760. Il catalogo dell’asta elencava circa settanta dipinti e dieci stampe (altri dipinti sono stati lasciati in eredità).

Lavori
Le composizioni di Händel comprendono 42 opere, 25 oratori, più di 120 cantate, trii e duetti, numerose arie, musica da camera, un gran numero di pezzi ecumenici, odi e serenate, 18 concerti grossi e 12 concerti per organo. La sua opera più famosa, l’oratorio Messiah con il suo coro “Hallelujah”, è tra le opere più popolari della musica corale ed è diventato il fulcro della stagione natalizia. Il Palazzo Lobkowicz a Praga detiene la copia di Mozart del Messia, completo di annotazioni scritte a mano. Inoltre notevoli sono le sue 16 suite per clavicembalo, in particolare Il fabbro armonioso.
Händel introdusse strumenti musicali non comuni in precedenza nelle sue opere: la viola d’amore e la violetta marina (Orlando), il liuto (Ode per il giorno di santa Cecilia), tre tromboni (Saul), clarinetti o piccole trombe acute (Tamerlano), tiorba, corno (Water Music), lyrichord, controfagotto, viola da gamba, carillon (carillon campana), organo positivo, e arpa (Giulio Cesare, Festa di Alessandro).
Cataloghi
Il primo catalogo pubblico di opere di Händel apparve in Memorie del compositore (1760) di John Mainwaring. Tra il 1787 e il 1797 Samuel Arnold compilò una raccolta di 180 volumi di opere di Händel, tuttavia era ben lungi dall’essere completa. Anche se incompleta fu la collezione prodotta tra il 1843 e il 1858 dalla English Händel Society (trovata da Sir George Macfarren).
L’edizione di 105 volumi della Händel-Gesellschaft (“Händel Society”) fu pubblicata tra il 1858 e il 1902 dovuta principalmente agli sforzi di Friedrich Chrysander. Per le esecuzioni moderne, la realizzazione del basso continuo riflette la pratica del XIX secolo. Gli spartiti vocali tratti dall’edizione furono pubblicati da Novello a Londra, ma alcune partiture, come la partitura vocale di Sansone sono incomplete.
La continuazione, l’edizione Hallische Händel-Ausgabe fu inaugurata nel 1955 nella regione di Halle in Sassonia-Anhalt, Germania Orientale. Essa non era stata concepita come edizione critica, ma dopo le pesanti critiche ai primi volumi, che erano edizioni meramente esecutive, senza un impianto critico (ad esempio, l’opera Serse fu pubblicata con il protagonista rimaneggiato come tenore, come si usava nella pratica tedesca ante guerra), si riposizionò come un’edizione critica. Influenzato in parte dalla realtà della guerra fredda, il lavoro editoriale fu incoerente: si trovano in abbondanza errori di stampa e gli editori omisero di consultare fonti importanti. Nel 1985 fu formato un comitato per stabilire gli standard migliori per l’edizione. L’unificazione della Germania nel 1990, rimosse i problemi di comunicazione, ed i volumi emessi da allora mostrano un significativo miglioramento degli standard.
Tra il 1978 e il 1986 l’accademico tedesco Bernd Baselt catalogò le opere di Händel nella sua pubblicazione Händel-Werke-Verzeichnis. Il catalogo ha raggiunto un largo consenso e viene usato come moderno sistema di numerazione, con ciascuna delle opere di Händel designato un numero “HWV”, per esempio il Messia è catalogato come “HWV 56”.
Eredità
Le opere di Händel sono state raccolte e conservate da due uomini: Sir Samuel Hellier, un signorotto di campagna i cui acquisti musicali formano il nucleo della Collezione Shaw-Hellier, e l’abolizionista Granville Sharp. Il catalogo che accompagna la mostra National Portrait Gallery, segnando il terzo centenario della nascita del compositore li chiama due uomini della fine del XVIII secolo “che ci hanno lasciato prove concrete dei mezzi per cui indulgevano nel loro entusiasmo”.
Dopo la sua morte, le opere italiane di Händel caddero nel dimenticatoio, fatta eccezione per le selezioni, come l’aria dal Serse, Ombra mai fu. Gli oratori continuarono ad essere eseguiti, ma non molto tempo dopo la morte di Händel si pensava che avessero bisogno di qualche ammodernamento, e Mozart orchestrò una versione tedesca del Messiah e di altre opere. Nel corso del XIX secolo e nella prima metà del XX secolo, in particolare nei paesi anglofoni, la sua reputazione poggiava principalmente sui suoi oratori inglesi, che erano abitualmente eseguiti da enormi cori di cantanti dilettanti in occasioni solenni. Il centenario della sua morte, nel 1859, è stato celebrato da una performance del Messiah al The Crystal Palace, che coinvolse 2.765 cantanti e 460 strumentisti, che si esibirono per un pubblico di circa 10.000 persone.
Gli ultimi decenni hanno fatto rivivere le sue cantate profane e quelli che si potrebbero chiamare “oratori laici” o “opere concerto”. Delle prime, l’Ode per il giorno di santa Cecilia (1739) (basata su testi di John Dryden) e l’Ode per il compleanno della regina Anna (1713) sono degne di nota. Per i suoi oratori laici, Händel si rivolse alla mitologia classica per i soggetti, producendo opere come Aci e Galatea (1719), Ercole (1745) e Semele (1744). Queste opere hanno una stretta parentela con gli oratori sacri, in particolare nella scrittura vocale dei testi in lingua inglese. Essi condividono anche le qualità liriche e drammatiche delle opere italiane di Händel. Come tali, essi sono a volte eseguiti sul palco da piccole formazioni da camera. Con la riscoperta delle sue opere teatrali Händel, oltre alla sua fama come strumentista, autore orchestrale, e melodista, è ora percepito come uno dei grandi drammaturghi musicali di opera lirica.

Omaggi a Händel
A Händel fu generalmente accordata grande stima dai colleghi compositori, sia nel suo tempo che in seguito. Bach cercò, senza successo, di incontrarsi con Händel mentre era in visita ad Halle. Mozart è noto per aver detto di lui: «Händel capisce gli effetti meglio di chiunque altro di noi. Quando compone, lui colpisce come un colpo di tuono.” Per Beethoven era “il maestro di tutti noi … il più grande compositore che sia mai vissuto. Vorrei scoprirmi la testa e inginocchiarmi davanti alla sua tomba.” Beethoven sottolineava soprattutto la semplicità ed il fascino popolare della musica di Händel, quando disse: “Vai da lui per imparare come ottenere grandi effetti con mezzi così semplici.”
Dopo la morte di Händel, molti compositori hanno scritto opere basate o ispirate alla sua musica. Il primo movimento della Symphony N. 6, Op. 116 di Louis Spohr, “L’età di Bach e Händel”, assomiglia a due melodie del Messiah di Händel. Nel 1797 Ludwig van Beethoven pubblicò le 12 Variazioni in Sol maggiore su ‘See the conqu’ring hero comes’ dal Giuda Maccabeo di Händel, per violoncello e pianoforte. Nel 1822 Beethoven compose l’ouverture The Consecration of the House, che risente dell’influenza di Händel. Mauro Giuliani, virtuoso della chitarra, compose le sue Variazioni su un tema di Händel op. 107 per chitarra, sulla base della Suite n. 5 in mi maggiore di Händel, HWV 430, per clavicembalo. Nel 1861, usando un tema dalla seconda delle suite per clavicembalo di Händel, Johannes Brahms scrisse le Variazioni e Fuga su un tema di Händel op. 24, una delle sue opere più riuscite (lodato da Richard Wagner). Diverse opere del compositore francese Félix-Alexandre Guilmant utilizzano temi di Händel, per esempio la sua March on a Theme by Händel utilizza un tema dal Messia. Il compositore e flautista francese Philippe Gaubert ha scritto la sua Petite marche per flauto e pianoforte basato sul quarto movimento della Trio Sonata op. 5, n ° 2, HWV 397 di Händel. Il compositore argentino Luis Gianneo ha composto le sue Variazioni su un tema di Haendel per pianoforte. Nel 1911, il compositore e pianista di origine australiana Percy Grainger basa una delle sue opere più famose sul movimento finale della Suite di Haendel nº 5 in mi maggiore (proprio come Giuliani). Dapprima scrisse alcune variazioni sul tema, che intitolò Variazioni su Il Fabbro Armonioso di Händel. Poi usò le prime sedici battute della sua serie di variazioni per creare Händel in the Strand, uno dei suoi pezzi più amati, di cui ha fece diverse versioni (per esempio, la versione per pianoforte del 1930). Il Concerto per quartetto d’archi e orchestra in si bemolle maggiore di Arnold Schönberg, (1933) fu composta sul Concerto Grosso op. 6/7 di Händel.

Testo: Liberamente tratto da Wikipedia
Immagini: Google Search
Video: Youtube

Andrea Natile


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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