Il Rosso godeva di buona salute,
nonostante la coda doppia
è vissuto per anni nell’acquario, quieto
nemeno conosceva il suo sesso
con la quotidiana cura, cibo, tepore dell’acqua
senza corrente contro,
manco s’era accorto del mondo.

Per troppa trasparenza del vetro
mai s’era visto riflesso
guardava il mio occhio
traverso le aberrazioni della boccia
e non avendo simili attorno
non dubitava della normalità
delle sue due code
e del mio bulbo gigante.

Finchè venne quel malaugurato giorno
ai tempi del carnevale
che il mio occhio fuori misura fece centro
e Petite e Demoiselle, anche loro rossi e guizzanti
passarono di acqua in acqua
da due sfere piccole alla boccia grande.

Loro saettavano veloci, Rouge girellava
goffo, a colpi di anche.
Chi sono quei fulmini monocaudati,
così affusolati e snelli, capaci di balzi
anche fuori dell’anello dell’acqua?
Di sicuro il merito è dell’appendice flessuosa
la movenza perfetta
di quell’unica coda danzante.
A Rouge fu chiara subito la sovrabbondanza,
l’impiccio del suo doppio
e quanto arduo il salto nel cerchio di luce
dove il vetro non separa dal mondo.

Spalancò le branchie,
anche il suo respiro si fece rosso sgargiante
inarcò la lisca, mulinò le pinne,
con uno scatto sicrono le due code di fuoco
lo scagliarono verso l’alto.
Fu come un parto il passaggio dall’acqua all’aria,
un proiettile fuori dalla boccia.
Esaurito lo slancio cadde,
senza sostanza la forma dell’aria,
a metà del tuffo incontrò la dimensione vera dei miei occhi,
la delusione sua e mia durarono un attimo,
spanciò e morì in un rosa pallido
con due rimbalzi di coda flaccida
sul marmo.


Franco A. Canavesio – Rouge – 7 marzo 2018

via Rouge


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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