La Bauta: il travestimento veneziano per antonomasia - TeleveneziaL’ultima composizione
La Messa di requiem in Re minore K 626 è l’ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart. Rimasta incompiuta per la morte dell’autore, avvenuta il 5 dicembre 1791, fu completata successivamente dall’amico e allievo Franz Xaver Süßmayr.
La scrittura del Requiem ebbe inizio nell’autunno del 1791; Mozart iniziò a lavorare sull’opera commissionata dopo aver terminato Il flauto magico. Fino all’ultimo si affannò per scrivere la sua opera.

La strana commissione
La composizione del Requiem è ancora oggi legata a circostanze intrise di mistero ed è collegata alla controversa vicenda della morte del suo autore. La storia più celebre è quella che racconta del “messaggero sconosciuto” che, con una lettera senza firma, commissionava al musicista una messa funebre. Il racconto sarebbe stato avvalorato da Constanze, la moglie di Mozart, a cui il compositore confidò l’occasione e il motivo dell’incarico. Seguendo il suo consiglio il musicista accettò la commissione in cambio di un certo compenso, senza però poter stabilire una data certa per la consegna. Si parlò anche di una lettera, scritta in lingua italiana, inviata da Mozart a Lorenzo da Ponte dove si diceva ossessionato dalla figura sconosciuta che gli aveva commissionato un “canto funebre”, lavoro che egli doveva assolutamente terminare; la lettera si rivelò poi un falso.
Stendhal, in Vite di Haydn, Mozart e Metastasio (1815), parla di un anonimo committente che si presentò alla sua porta nel cuore della notte con una maschera, un mantello scuro, aria lugubre e una borsa contenente danari: questi incaricò Mozart, malato e caduto in miseria, di comporre in quattro settimane una messa di requiem, dietro compenso di cinquanta ducati. Secondo Stendhal, Mozart tentò di scoprire chi fosse il misterioso committente. Quando le forze cominciarono a mancargli per il duro lavoro e si rese conto di non riuscire ad identificare l’uomo, il compositore si convinse che il committente fosse un emissario dell’aldilà che lo avesse incaricato in realtà di scrivere la messa di requiem per se stesso.
Inoltre, allo scadere delle quattro settimane, l’uomo si presentò per ritirare la composizione, che però Mozart non aveva ancora completato. Nonostante i sospetti del musicista, gli offrì altri cinquanta ducati e altre quattro settimane di tempo: inutili, poiché Mozart morirà lasciando l’opera incompiuta.
Le ipotesi di Stendhal non si allontanano molto da quanto è poi stato riscontrato con ulteriori indagini che hanno portato a una ricostruzione degli avvenimenti. Il messaggero sconosciuto altri non era se non un incaricato del conte Franz von Walsegg di Stuppach, musicista dilettante, proprietario di una cappella privata dove era solito eseguire composizioni non sue, ma che faceva arbitrariamente passare per proprie. Volendo commemorare la giovane moglie, contessa Anna Edlen von Flammberg, morta il 14 febbraio, decise di commissionare a Mozart, per la somma di cinquanta ducati, un Requiem che avrebbe poi spacciato per suo.

 

Categorie: Sacra

Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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