Bach, il genio e i soccombenti. Glenn Gould: una storia | by ...

Mentre suonava, anche in concerto, canticchiava sempre, tanto da fare impazzire gli ingegneri del suono durante le registrazioni.
Sedeva sulla sua inseparabile Sedia Pigmea, in posizione molto bassa rispetto al piano della tastiera.
Nei Pianoforti alla potenza del suono privilegiava l’agilità dei tasti, tanto da litigare spesso con tecnici e accordatori.
Episodio curioso. Era un testimonial Steinway, e tutti i pianoforti che usava erano sempre stati in comodato d’uso e spesso fatti trovare in sala. Ma quando possibile non rinunciava a usare Lui, un vecchio CD 318. Durante il trasporto per un concerto a Cleveland, Lui ebbe un terribile incidente. Ci vollero molti interventi di restauro per riportarlo ad un suono decente… Lui non poteva più essere quello di un avolta.
Quando cessò il rapporto con la nota casa, Gould riscattò il suo vecchissimo amico, che non usava più in concerto ormai da tempo, per salvarlo dalla rottamazione… continuo a suonarlo in privato… in sordina… per ricordare i suoni dei tempi passati…

E’ come la storia di un fantino che compra con i risparmi di una vita, il suo vecchio cavallo destinato al macello, e lo porta tutte le mattine a passeggiare sui prati dietro casa…
PIANO non c’è più fretta


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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