Lorenzo Da Ponte, nato Emanuele Conegliano (Ceneda, 10 marzo 1749 – New York, 17 agosto 1838), è stato un presbitero, poeta, librettista e professore italiano naturalizzato statunitense.
È conosciuto in particolare per essere stato librettista di Mozart in tre occasioni: per Le nozze di Figaro (1786), il Don Giovanni (1787) e Così fan tutte (1790).
Nacque nel ghetto di Ceneda (oggi quartiere di Vittorio Veneto) da famiglia israelitica. Il padre, conciatore di pelli, discendeva da una casata della comunità ebraica di Conegliano.che nel 1597 si era trasferita nella vicina Ceneda, per fondarvi una nuova comunità (vedi Comunità ebraica di Ceneda).
Date le modeste condizioni della famiglia e le limitazioni imposte agli israeliti, il giovane Emanuele ricevette una prima formazione da un pedagogo locale. Dotato di una notevole vivacità d’ingegno, integrò la propria educazione leggendo da autodidatta.
Il padre, dopo un decennio di vedovanza, s’invaghì della giovane cristiana Orsola Pasqua Paietta e, pur di sposarla, decise di convertirsi al cattolicesimo, insieme ai tre figli. Il battesimo avvenne il 29 agosto 1763 e fu officiato dal vescovo di Ceneda Lorenzo Da Ponte, il quale, com’era consuetudine, impose il proprio cognome alla famiglia Conegliano e ad Emanuele pure il nome (mentre il padre diveniva Gasparo, Baruch diventava Girolamo e Anania diventava Luigi).

Lorenzo Da Ponte
Grazie all’appoggio del prelato, Lorenzo entrò nel seminario di Ceneda assieme al fratello Girolamo. Dopo la morte del vescovo, alla fine del 1769, passò al seminario della vicina diocesi di Concordia, situato allora a Portogruaro, dove nell’anno successivo ricevette gli ordini minori. Rimase al Collegio Marconi di Portogruaro dapprima come insegnante di retorica, quindi come vicedirettore. Il seminario gli offrì una formazione più approfondita e regolare, in particolare in latino e in italiano. Affascinato da Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso, cominciò a comporre versi, gareggiando con i compagni di scuola.
Ordinato sacerdote il 27 marzo 1773, nell’autunno successivo lasciò Portogruaro e si trasferì a Venezia, allora capitale della Repubblica Serenissima. Qui si mantenne impartendo lezioni di letteratura (latina, italiana e francese). Pur essendo prete nella chiesa di San Luca, dimostrò un carattere libertino e condusse una vita spregiudicata; si unì a un’amante da cui ebbe due figli. Nel 1779 fu sottoposto a un processo dove venne accusato di “pubblico concubinaggio” e “sequestro di una donna rispettabile”; venne anche accusato di aver vissuto in un bordello, dove avrebbe anche organizzato i trattenimenti. Considerato colpevole, il 17 dicembre 1779 venne bandito per quindici anni dalla Repubblica di Venezia.
Riparato a Gorizia, allora austriaca, si guadagnò da vivere come scrittore, appoggiandosi agli ambienti nobiliari e culturali della città. Nel 1781 venne chiamato a Dresda da Caterino Mazzolà, “poeta della corte” sassone, che più tardi lavorerà alla Clemenza di Tito e che lo iniziò alla sua nuova attività.
Giunto a Vienna nel 1781, per interessamento di Antonio Salieri divenne poeta di corte dell’imperatore Giuseppe II. Va ricordato che in quegli anni era quasi d’obbligo che i libretti delle opere fossero scritti in lingua italiana. Da Ponte scrisse per vari musicisti libretti che ottennero grande successo, ma tre sono i libretti che gli diedero l’immortalità, quelli scritti per le opere di Mozart: Le nozze di Figaro (1786) dalla commedia di Beaumarchais, Don Giovanni (1787) (al libretto diede qualche contributo anche Giacomo Casanova) e Così fan tutte (1790). Dopo la morte di Giuseppe II nel 1790, Da Ponte cadde in disgrazia presso la corte e nel 1791 si dovette allontanare da Vienna.
Si diresse inizialmente a Praga (dove ritrovò Giacomo Casanova) e poi a Dresda. Dall’autunno 1792 al 1805 visse a Londra, dove scrisse libretti per una compagnia operistica italiana e fece per dieci stagioni (1794-1804) l’impresario del King’s Theatre allestendo 28 prime; si sposò con Nancy Grahl, di vent’anni più giovane. L’attività di impresario si risolse in un disastro finanziario, che Da Ponte addebitò nelle sue memorie al suo socio in affari William Taylor. In ogni caso il precipitare degli eventi lo indusse a lasciare il paese per trasferirsi negli Stati Uniti, seguito in breve dalla famiglia.
Inizialmente si stabilì a New York, per trasferirsi poi a Filadelfia (dove fu insegnante di lingua e negoziante) e, infine e definitivamente, a New York. Qui aprì una libreria e si dedicò all’insegnamento della lingua e della letteratura italiana, fino a divenire nel 1825 il primo professore di letteratura italiana nella storia del Columbia College (oggi Columbia University), che ha sede a Manhattan. Dopo il fiorentino Carlo Bellini, dal 1779 al 1803 professore di Lingue moderne al College of William and Mary in Virginia, Da Ponte fu il secondo intellettuale italiano in assoluto a insegnare in una università americana.
Sempre nel 1825 Da Ponte organizzò la prima americana del Don Giovanni al Park Theatre di New York e da quel momento cercò, ma con scarso successo, di promuovere la costituzione di un primo teatro operistico, promuovendo anche una tournée della nipote Giulia Da Ponte durante la quale vennero per la prima volta proposte negli Stati Uniti le musiche di Gioachino Rossini. A questo scopo, invitò altri musicisti italiani, tra cui Piero Maroncelli, celebre anche come patriota, che, in esilio proprio per le sue idee, accettò il trasferimento, con la moglie Amalia Schneider.
Dal 1823 al 1827 pubblicò le sue Memorie in 3 volumi; una loro stesura definitiva venne redatta dal 1829 al 1830. Nel 1828, a settantanove anni di età, venne naturalizzato cittadino degli Stati Uniti d’America.
Come già per Mozart, anche il suo luogo di sepoltura non è noto: sepolto nel vecchio cimitero cattolico di Manhattan, dietro la Old Saint Patrick’s Cathedral di Mulberry Street (nella Little Italy), i suoi resti si mescolarono ad altri quando, nel 1848, le salme furono trasferite

Categorie: Opera

Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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