Teatro San Carlo di Napoli - tempio di legno Vernici Ignifughe

Il Real Teatro di San Carlo, più semplicemente chiamato San Carlo, è il teatro lirico di Napoli. Fondato nel 1737, è il più antico teatro d’opera del mondo ad essere tuttora attivo.
Con le altre grandi opere architettoniche del periodo, quali le grandi regge borboniche, fu il simbolo di una Napoli che rimarcava il suo status di grande capitale europea.

Settecento 
Il teatro fu costruito da Giovanni Antonio Medrano e Angelo Carasale,, inaugurato il 4 novembre 1737, in occasione del giorno dell’onomastico del  Carlo III di Borbone Re di Napoli (dal 1734 al 1759, anno in cui salì al trono di Spagna), dal quale prese il nome. L’opera che per prima in assoluto andò in scena fu l’Achille in Sciro di Domenico Sarro e libretto di Pietro Metastasio.
Inizialmente fu sede esclusivamente dell’opera seria; l’opera buffa si dava in altre sedi della città, come il Teatro Mercadante, il San Bartolomeo o il Teatro dei Fiorentini.
Nei primi anni i compositori che esibivano sul palcoscenico le loro opere erano prettamente quelli di scuola napoletana, provenienti dai conservatori della città. Ricordiamo su tutti: Leonardo Leo, Niccolò Porpora, Leonardo Vinci, Johann Adolf Hasse, Gaetano Latilla, Niccolò Jommelli, Baldassarre Galuppi, Niccolò Piccinni, Antonio Maria Gaspare Sacchini, Carlo Broschi, Tommaso Traetta, Giacomo Tritto, Giovanni Paisiello e Domenico Sarro.
Il prestigio del San Carlo crebbe al punto da attirare diverse illustri personalità di fama internazionale.
Andarono in scena nel 1752 le prime di Clemenza di Tito di Christoph Willibald Gluck, nel 1761 il Catone in Utica e nel 1762 l’Alessandro nell’Indie entrambe di Johann Christian Bach. Negli anni successivi vi giunsero come ospiti Georg Friedrich Händel, Franz Joseph Haydn e anche il quattordicenne Mozart, il quale, insieme al padre Leopold, soggiornò a Napoli e assistette in teatro alla prima rappresentazione de L’Armida abbandonata di Niccolò Jommelli.
Intanto sul finire del Settecento il San Carlo accolse anche uno dei più illustri compositori europei e uno dei più importanti esponenti della scuola musicale napoletana, Domenico Cimarosa. Il Cimarosa, che era fino ad allora andato in scena solo nei teatri dei Fiorentini e San Bartolomeo, debuttò nel 1782 con L’eroe cinese.
Nel 1799, durante la Repubblica Napoletana, il San Carlo assunse la denominazione di Teatro Nazionale di San Carlo. Una volta caduta la Repubblica, poi, ritornò alla precedente denominazione.
Ottocento
Teatro San Carlo (Naples).jpgGioacchino Murat ascende al trono nel 1808 e dal 7 luglio del 1809 il teatro viene gestito dall’impresario Domenico Barbaja. Furono quegli gli anni della ristrutturazione del San Carlo con gli importanti lavori di Antonio Niccolini che, diedero all’edificio l’aspetto mostrato nel ventunesimo secolo, con la facciata in stile neoclassico.
Fu inoltre eseguita la grande tela sul soffitto di 500 metri quadrati, opera di Antonio, Giovanni e Giuseppe Cammarano che raffigura Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo. La nuova riapertura fu inaugurata il 12 gennaio del 1817 con la cantata Il sogno di Partenope di Giovanni Simone Mayr. Nel giorno di apertura, durante il suo Viaggio in Italia, si trovò a Napoli anche Stendhal, il quale assistendo all’inaugurazione del teatro, disse.

Le grandi stagioni di Rossini e Donizetti e Verdi
Dal 1815 al 1822, il direttore musicale del teatro fu Gioachino Rossini, che in quel periodo visse una delle sue stagioni più importanti e prolifiche. Sia la presenza del Rossini sia di Mayr, nel giorno di riapertura, si doveva essenzialmente alla bravura di Domenico Barbaja, il più grande impresario d’Italia e forse d’Europa.

 

 

Dopo Rossini, l’incarico di direttore artistico fu affidato a Gaetano Donizetti, che mantenne l’incarico fino al 1838. Donizetti aveva stipulato un contratto con Barbaja che lo impegnava a comporre quattro opere l’anno. L’attività di Donizetti a Napoli è incessante e molte sono le prime assolute andate in scena durante la sua attività artistica. Tra il 1823 e il 1844, infatti, al San Carlo furono presentate ben 19 opere in prima esecuzione (17 durante la sua direzione), fra cui il capolavoro Lucia di Lammermoor (su libretto di Salvadore Cammarano) rappresentato con successo nella prima assoluta del 26 settembre 1835. Intanto, al San Carlo vi calcarono le scene anche personalità quali Niccolò Paganini nel 1819, Vincenzo Bellini che nel 30 maggio 1826 debutta con la prima assoluta di Bianca e Fernando e Saverio Mercadante che metterà in scena ben 14 prime assolute.
Durante la seconda parte del regno di Ferdinando II la morsa della censura si fece più stretta anche nella vita artistica del teatro. Dopo il cambio titolo dell’opera del Bellini Bianca e Fernando in “Bianca e Gernando”, vi furono altre censure che questa volta tormentarono il rapporto con Giuseppe Verdi. Fu, infatti, inizialmente proibita la messa in scena di due importanti opere verdiane: Il trovatore nel 1853 e Un ballo in maschera nel 1859; a causa del rifiuto del compositore di accogliere le modifiche imposte dai censori.
Il Novecento
L’attività del teatro nella prima metà del XX secolo, seppur fortemente segnata dai due conflitti bellici che causarono tra le altre cose anche diversi danni alla struttura ha ripreso vitalità; i grandi tenori i musicisti e i direttori d’orchestra, hanno nel tempo preso il posto dei compositori.

Testo Liberamente tratto da Wikipedia
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Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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