L’Index librorum prohibitorum, da Carafa a Ratzinger
Sin dalle sue origini la lotta della Chiesa contro le eresie portò alla proibizione di leggere o possedere opere considerate eretiche. I libri eretici dovevano essere consegnati ai vescovi e sin dal concilio di Nicea del 787 si ordinò il rogo delle edizioni della Bibbia non autorizzate.
La cosa rimase relativamente sotto controllo fino 1455 anno a cui si fa risalire l’invenzione della stampa a caratteri mobili.

Le idee contrarie ai dogmi della Chiesa Cattolica cominciarono a circolare pericolosamente e molto in fretta, in particolare la situazione precipitò con l’avvento della Riforma protestante.
La Chiesa dove’ correre ai ripari.
Alla prima metà del XVI secolo risalgono i primi cataloghi di libri proibiti; ne furono redatti alcuni dalle università della Sorbona e di Lovanio, per ordine dei re cattolici Carlo V e di Filippo II.
Nel 1543 nella Repubblica di Venezia il Consiglio dei Dieci affidò agli Esecutori contro la Bestemmia il compito di sorvegliare l’editoria. Nel 1549, a opera di monsignor Giovanni della Casa fu pubblicato il “Catalogo di diverse opere, compositioni et libri, li quali come eretici, sospetti, impii et scandalosi si dichiarano dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia”.
Il 30 dicembre 1558 papa Paolo IV (1555-1559) rese noto il primo elenco ufficiale dei libri e degli autori proibiti, detto “Indice Paolino”. L’indice conteneva le opere pubblicate in Europa da autori considerati eretici o la cui lettura poteva allontanare il cattolico dalla vera fede.
L’Indice era stato creato ad opera di una speciale sezione del Sant’Uffizio chiamata Censura Librorum. Paolo IV che da Cardinale era Gian Piero Carafa ne era stato il primo direttore.
Nell’ultima sessione del Concilio di Trento nel 1564, durante il pontificato di papa Pio IV (1559-1565) fu deciso di revisionare l’indice e di affidarlo ad una specifica Congregazione che se ne potesse occupare a tempo pieno.
Nel 1571 da Pio V fu creata la Congregatio pro Indice Librorum Prohibitorum con l’incarico di gestire e aggiornare periodicamente l’elenco. Operò fino alla sua soppressione nel 1917, quando Benedetto XV trasferì nuovamente la competenza al Sant’Uffizio.
Il 14 giugno 1966 viene abolito l’Indice dei Libri Proibiti.
L’Indice comprendeva l’opera di scrittori sia cattolici che non, compresi testi non di carattere religioso, conteneva anche opere anonime. Vi erano elencate edizioni proibite della Bibbia e veniva condannata la produzione di tipografi in prevalenza italiani, svizzeri o tedeschi.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 personaSi proibivano intere categorie di libri, come quelli di astrologia o di magia, mentre le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette solo su specifica licenza e mai dalle donne.
Tra i primi libri proibiti erano il “Decamerone” di Boccaccio, e tutte le opere di Machiavelli, di Rabelais, di Erasmo da Rotterdam e Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo.
Al fine di ostacolare la possibile contaminazione della fede e la corruzione morale attraverso la lettura di contenuti non corretti sul piano teologico, o considerati immorali, le forme di controllo erano principalmente due.

Una prima, di censura preventiva: dopo un accurato controllo di una commissione, con la rimozione o la correzione di parti considerate non pubblicabili, veniva concesso l’imprimatur.
Una seconda, di aperta condanna, per volumi considerati offensivi: quest’ultima prevedeva l’inserimento nell’index.

Di frequente, per l’autore o lo stampatore, veniva emesso un capo di imputazione cui seguivano processi per eresia.
Nel XVIII secolo Benedetto XIV introdusse l’obbligo del silenzio per i membri della congregazione: essi erano tenuti a non spiegare pubblicamente le ragioni delle condanne.
“L’ultimo elenco comprendeva, fra gli altri, nomi della letteratura, della scienza e della filosofia come Francesco Bacone, Honoré de Balzac, Henri Bergson, George Berkeley, Cartesio, D’Alembert, Daniel Defoe, Denis Diderot, Alexandre Dumas (padre) e Alexandre Dumas (figlio), Gustave Flaubert, Thomas Hobbes, Victor Hugo, David Hume, Immanuel Kant, Jean de La Fontaine, John Locke, Montaigne, Montesquieu, Blaise Pascal, Pierre-Joseph Proudhon, Jean-Jacques Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal, Voltaire, Émile Zola.”

Papa Benedetto XVI, morto Joseph Ratzinger | Wired Italia“Tra gli italiani finiti all’indice – scienziati, filosofi, pensatori, scrittori, economisti – vi sono stati Vittorio Alfieri, Pietro Aretino, Cesare Beccaria, Giordano Bruno, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Antonio Fogazzaro, Ugo Foscolo, Galileo Galilei, Giovanni Gentile, Francesco Guicciardini, Giacomo Leopardi, Ada Negri, Adeodato Ressi, Girolamo Savonarola, Luigi Settembrini, Niccolò Tommaseo e Pietro Verri. Tra gli ultimi ad entrare nella lista sono stati Simone de Beauvoir, André Gide, Jean-Paul Sartre e Alberto Moravia.”
L’indice fu soppresso solo nel 1966 con la fine dell’inquisizione Romana, sostituita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il cui Prefetto dal 1981 era il tedesco Joseph Ratzinger, poi divenuto da Benedetto XVI.
L’archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo alterne vicende che videro la dispersione di molti documenti, fu ricostruito ed è dal 1998, dietro richiesta motivata, è consultabile pubblicamente.

 

 

 

 

Categorie: LibriStoria

Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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