Fallaci PanagulisLa notte tra il 30 aprile ed il 1º maggio 1976, a Glifada, nei dintorni di Atene, in un terribile incidente, perde la vita Alexandros Panagulis. La sua Fiat 131 era stata speronata da due automobili di grossa cilindrata ed era finita contro il muro di un’autorimessa.
L’inchiesta ufficiale affermerà che si era trattato di un errore provocato da lui stesso. Uno degli esecutori materiali dell’omicidio viene riconosciuto, è un militante di destra con un passato di pilota professionista. Verrà condannato a pagare una multa per omissione di soccorso.
Alekos Panagulis è l’uomo, del famoso libro della Fallaci “Un Uomo”. Fu il compagno di Oriana dal 1973 al 1976. Conosciuta durante una lunga intervista che la giornalista gli aveva fatto, appena uscito dal carcere. Quell’intervista pubblicata sul settimanale italiano L’Europeo, nell’edizione del 23 giugno 1974, causò grande scalpore, suscitò grandi polemiche in Grecia, e lo rese famoso in tutto il mondo come simbolo della resistenza.
Alexandros Panagulis, nasce ad Atene nel luglio del 1939. Studia al Politecnico di Atene dove si laurea in Ingegneria Elettronica.
Ancora adolescente entra nell’Organizzazione giovanile dell’Unione di Centro (O.N.E.K.), partito guidato da Geōrgios Papandreou. Dopo il colpo di Stato dei colonnelli del 21 aprile 1967 entra nella resistenza contro il regime militare guidato da Geōrgios Papadopoulos.
Da intellettuale, diventa attivista rivoluzionario in lotta, anche armata, contro la dittatura dei colonnelli.
A causa delle sue convinzioni democratiche, diserta il servizio militare e fonda l’organizzazione Resistenza Greca.
Scappa a Cipro per approntare un piano d’azione e, rientrato in Grecia, organizza un omicidio del dittatore Papadopoulos. L’attentato fallisce, gli ordigni piazzati non si innescarono in tempo al passaggio della limousine del dittatore. Panagulis viene arrestato.
Sottoposto ad atroci torture fisiche e mentali è giudicato dai tribunali militari. Il 3 novembre 1968 viene condannato a morte e trasportato all’isola di Egina per l’esecuzione.
Ma, grazie alle pressioni della comunità internazionale e al timore da parte del regime di farne un martire, la sentenza non viene eseguita. Panagulis viene tradotto nelle prigioni militari di Boiati.
Evade una prima volta; dopo essere stato arrestato, tenta nuovamente di scappare scavando un buco nel muro della cella. Viene immediatamente scoperto.
Viene rinchiuso in isolamento totale in una cella, di due metri per tre, semiinterrata, costruita appositamente per lui. Nei tre anni e mezzo passati nella “tomba”, questo il soprannome dato alla cella, tentò di evadere nuovamente senza successo. Mentre è in sciopero della fame, rischia di morire nell’incendio della sua cella; l’incendio, pare sia stato appiccato apposta per eliminarlo.
Per non cadere nel baratro della pazzia comincia a prendersi gioco delle guardie e del direttore del carcere; resiste ad ogni pestaggio. Nel 1973 rifiuta un permesso per raggiungere il capezzale del padre morente. Per evitare di dare alla Giunta una distorta immagine di democrazia, decise di rinunciare all’amnistia generale concessa dal regime ai detenuti politici.
Finalmente viene liberato, e il giorno successivo conosce Oriana Fallaci che è arrivata ad intervistarlo. Diventerà la compagna della sua vita. Va a Firenze, nella sua casa di campagna.
Oriana rimane incinta di un figlio suo, ma durante un brutto litigio lo perdono. La Fallaci scriverà “Lettera ad bambino mai nato” un libro pubblicato nel 1975. Il libro tratta temi quali l’aborto, la famiglia e l’amore.
La Fallaci dichiarò sempre di aver preso spunto da una richiesta dell’allora direttore de L’Europeo Tommaso Giglio, il quale commissionò alla giornalista un’inchiesta sull’aborto. Le diede tempo quattro mesi dandole carta bianca sui contenuti. Anziché con l’inchiesta, dopo sei mesi la giornalista tornò con un fascio di fogli contenenti il libro. Dichiarò che il direttore non le perdonò mai questa “disobbedienza” e che per quindici giorni non le rivolse la parola.
L’attività di Alekos per dare nuova forza alla resistenza continua. Nel 1974 la Giunta abdica, vengono indette elezioni democratiche. Panagulis, si presenta alle elezioni e viene eletto deputato del collegio di Atene.
Come deputato, da la caccia ai politici che avevano collaborato con il regime. Testimonia al processo contro i suoi aguzzini, ma chiede che non venga loro inflitta la pena di morte.
Poi entra in conflitto di opinioni con i suoi compagni di partito e rimane isolato. Per mesi è oggetto di pressioni e di minacce di morte, dopo l’inizio delle pubblicazioni di un suo dossier relativo agli agenti di sicurezza del regime su un giornale ellenico.
Poi c’è l’incidente.
Il funerale di Panagulis, svoltosi nella cattedrale di Atene il 5 maggio, divenne la più grande manifestazione di popolo della storia greca.
Quel giorno giunsero ad Atene circa un milione e mezzo di persone. Durante la cerimonia, la gente in piazza urlava “Z Z Z” che in greco si pronuncia “Zei zei zei”. “Zei zei zei” vuol dire anche “Vive vive vive”.
Politico, rivoluzionario e poeta, è considerato un eroe nazionale della Grecia moderna.
Quell’incidente mortale contribuì a provocare la fine del regime dei colonnelli, la Grecia lo ringrazia.
A Firenze, nel Cimitero degli Allori, accanto alla sua Oriana, è stato posto un cippo commemorativo.
Testo: Andrea Natile
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Libri:
Un uomo - Oriana Fallaci - copertina

Andrea Natile

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