Henrietta Leavitt

Henrietta Leavitt

Henrietta Leavitt nasce a Lancaster, in Massachusetts, nel 1868 in un’epoca in cui le possibilità di una carriera scientifica per le donne erano prossime allo zero. Figlia di un pastore protestante è costretta a spostarsi per l’America più volte con la famiglia; a Cleveland, in Ohio, frequenta l’Oberlin College, la prima istituzione americana aperta alle donne. Poi, poco più che ventenne, torna a vivere in Massachusetts.
Vorrebbe proseguire i suoi studi ad Harvard, ma la prestigiosa università, molto conservatrice, le è preclusa; le studentesse devono accontentarsi di frequentare l’Harvard Annex, oggi Radcliffe College, istituto per sole donne.
Scopre una vocazione per lo studio delle stelle; vorrebbe proseguire gli studi in astronomia, accedere all’Harvard College Observatory, ma alle donne non è consentito usare i telescopi né condurre in proprie ricerche su astri e corpi celesti.
Deve desistere, così nel 1892 consegue una laurea in discipline umanistiche e per alcuni anni lavora come assistente nel Wisconsin.
Nel 1903, pur tra le mille difficoltà legate ad una malattia contratta da un’infezione che la porterà a perdere l’udito, la Leavitt prende la decisione di tornare all’Harvard College Observatory.
Facendosi aiutare economicamente dai genitori, si offre di far parte gratuitamente del gruppo delle “calcolatrici”, le donne a cui l’astronomo Edward Charles Pickering, direttore dell’osservatorio, affida la catalogazione dell’enorme mole di dati raccolti dagli scienziati.
Le “calcolatrici”, sono al gradino più basso della scala gerarchica dell’osservatorio; non possono utilizzare il telescopio né le altre strumentazioni presenti all’interno della struttura.
Devono solo confrontare centinaia e centinaia di lastre fotografiche prese durante le osservazioni. Di tratta di un lavoro puramente meccanico, un lavoro che le donne sanno fare con cura, e costano poco, 30 centesimi l’ora, un terzo di quello di un operaio, il salario minimo dell’epoca.
Henrietta Leavitt è addetta alla catalogazione delle stelle variabili, astri la cui luminosità rilevabile dalla Terra, cambia nel tempo, facendoli apparire più o meno brillanti.
Ma, non si limita a classificare i singoli astri, lei comincia una ricerca di possibili regolarità nelle variazioni di luminosità.
Dopo cinque anni e dopo aver studiato migliaia di stelle, ha un’intuizione: avanza l’ipotesi che ci sia una correlazione tra la luminosità apparente di ogni singola stella e la durata del periodo di pulsazione luminosa. Maggiore è la luminosità della stella, più lento è il ciclo delle sue pulsazioni.
Studia un campione di venticinque stelle variabili con caratteristiche particolari appartenenti alla Piccola Nube di Magellano: le Cefeidi. Partendo dal presupposto che siano situate all’incirca alla stessa distanza dalla Terra, ipotizza che le differenze di luminosità apparente siano proporzionali alle differenze della loro luminosità intrinseca.
Poichè la luminosità osservata diminuisce col quadrato della distanza, conoscendo la luminosità intrinseca e conoscendo il periodo di pulsazione di una Cefeide, diventa possibile calcolare la distanza della stella.
Nel 1912, la relazione tra periodo e luminosità è confermata. I risultati del lavoro sono riportati in un articolo, firmato da Edward Pickering, sulla rivista Harvard College Observatory Circular.
Nell’introduzione, bontà sua, si limita a citare: “è stato preparato da Miss Leavitt”.
Grazie alla sua scoperta è ora possibile calcolare le distanze tra il nostro pianeta e le stelle. L’impatto sulla comunità scientifica fu enorme.
Nel giro di pochi anni, calcolando la distanza di diverse Cefeidi si scoprono galassie e ammassi di galassie.
Quelle che erano definite “nebulose a spirale”, si sono rivelate essere vere e proprie galassie situate a milioni di anni luce dalla nostra Via Lattea; tra esse Andromeda, la più vicina.
Ci si rese conto che l’universo è molto più vasto ed esteso del previsto.
Leavitt viene nominata membro onorario di associazioni prestigiose, tra cui l’American Astronomical and Astrophysical Society, ma per anni continua a lavorare come semplice “calcolatrice”.
Finalmente nel 1921, l’astronomo Harlow Shapley, viene nominato direttore dell’osservatorio di Harvard e decide di metterla a capo del dipartimento di fotometria stellare.
Pochi mesi dopo, il 12 dicembre, Henrietta Leavitt morirà di cancro di cui era da tempo malata.
Tre anni dopo, nel 1924, il matematico Gösta Mittag-Leffler, membro dell’Accademia svedese delle Scienze – ignaro della morte della scienziata – cercherà di candidarla al Nobel per la fisica. Troppo tardi.

Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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