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Oltre l’apparenza
La stanza ora è tornata silenziosa ma i muri non la smettono di raccontarmi altre versioni di questa storia. Già, perché ogni storia può essere raccontata in diversi modi, osservata da diversi punti di vista e vissuta in modo diverso dai diversi protagonisti della narrazione. Anche i sogni possono essere letti, interpretati e portati in scena partendo da come avrebbe potuto raccontare la storia ogni singolo personaggio, ogni singolo oggetto e ogni singola porzione di realtà. La realtà e i suoi vissuti vanno recepiti, elaborati e incasellati secondo un ordine, da ritenere fittizio ed arbitrario, senza nessuna presunzione di oggettività. Tutto ciò a volte può essere disarmante e paralizzante, come mi diceva spesso il mio amico Osvaldo, un vecchio filosofo passato a miglior vita. Tuttavia, per me e per i miei pazienti questo è il solo metodo “illuminante” per dare un nuovo senso alla singola storia di vita. Ed eccomi a guardare ancora il cielo, incerto come questa giornata di fine marzo. Un cielo che spero non mi cada addosso anche quest’oggi e che, al contrario, mi possa regalare un poco di calore, un poco di serenità e di creativo esistere oltre questo gioco cattivo del tirare a campare. Spesso, quando parlo così, i miei pazienti si meravigliano e quasi mi rimproverano: “Ma come proprio lei che è uno psicologo!” E allora lì a spiegare che, proprio perché sono un essere umano, posso comprendere a fondo gran parte dei loro problemi, altrimenti, se non avessi anch’io provato, almeno in parte, quelle strane irrealtà che li portano sino al mio studio, tutto diventerebbe più difficile e complicato… Questo discorso un poco li convince e un poco no. Ma io non accetto di mascherarmi con i miei pazienti, né di mettere in atto strategie finte e non coinvolgenti empaticamente. Il mio primo percorso formativo al quale sono rimasto fedele, è stato di tipo analitico-esistenziale, e tutto ciò che non rientra in
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questo modo di agire mi sembra tecnicamente irrispettoso, invasivo se non proprio immorale. Comunque il mio modo di lavorare funziona e me lo sento addosso come un vestito su misura che mi permette di compiere tutti i movimenti che voglio e che ritengo opportuni. E poi c’è la Pratica del Creativo, una medicina portentosa. “CREATIVITÀ – Per tutti i mali” come recitava un’etichetta attaccata su una bottiglia in uno dei miei sogni più sintetici e illuminanti. I corsi di scrittura creativa, tenuti in questi anni insieme ai miei collaboratori, sono diventati inevitabilmente gruppi di terapia che, senza colpo ferire, hanno permesso a diverse persone di penetrare nel mondo inconscio delle proprie realtà negate, dei propri tesori nascosti, delle proprie potenzialità inespresse. Un tipico esercizio di scrittura creativa è quello di far parlare gli oggetti della nostra stanza: il tavolo, un quadro, l’attaccapanni, la penna che scrive e il foglio di carta che viene scritto… S’imparano molte cose di noi quando ci si permette di mediare la nostra lettura dell’esistente attraverso proiezioni effettuate sugli oggetti che ci circondano. Ecco perché la scrittura, ecco perché questo teatro in forma di parole e di immagini associate che ora condivido con voi, in modo libero, come una chiacchierata tra amici.

Vincenzo Ampolo


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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