Impressionismo nella musica
Anche nella musica si verificò un abbandono delle forme tradizionali come la sonata e la sinfonia. Tra i maggiori compositori impressionisti si ricordano Claude Debussy, Erik Satie, Maurice Ravel, Paul Dukas, Alexander Scriabin e Frederick Delius.

Per quanto riguarda l’Italia, si accostò alle novità europee quando già queste si erano pressoché esaurite e trasformate in nuove tendenze: è opportuno, tuttavia, ricordare Ottorino Respighi. Come i pittori impressionisti escono all’aperto per dipingere, fuori dagli studi e dagli atelier, i musicisti rappresentano la natura e comunicano all’ascoltatore le loro “impressioni”. A differenza dei sentimenti forti del Romanticismo, queste impressioni sono evanescenti, oniriche, irreali. Allo stesso modo dei contorni pittorici sfumati, i contorni musicali sono sfuggenti e comunicano un’atmosfera immaginaria. Le prime avvisaglie presero spunto dal Parsifal wagneriano ma l’Impressionismo nacque in Francia e il suo maggiore rappresentante fu Debussy, considerato dopo Wagner il “padre” della musica moderna. Egli cercò di polemizzare contro i dogmi della musica tradizionale, per affermare un nuovo metodo compositivo. L’impressionismo è antiromantico, nel senso dell’affermazione dell’impressione subitanea e momentanea. I colori pittorici impressionisti corrispondono ai colori timbrici strumentali.
L’impressionismo musicale si sviluppa circa vent’anni dopo l’Impressionismo pittorico di Claude Monet. In coerenza con gli obbiettivi e i principi dello stesso movimento pittorico, la corrente impressionista si propone di trovare un linguaggio capace di dar voce alle sensazioni individuali, utilizzando i timbri strumentali più che la costruzione formale, principale strumento espressivo dei secoli precedenti.


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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