Che cosa vedere a Lisbona in tre giorni (9 di 12) | Touring ClubGiuseppe Domenico Scarlatti (Napoli, 26 ottobre 1685 – Madrid, 23 luglio 1757) è stato un clavicembalista e compositore italiano, attivo durante l’età barocca.

Domenico Scarlatti nacque a Napoli nel 1685. Il suo atto di battesimo, nella chiesa di Santa Maria della Carità o San Liborio, ci fa sapere che fu condotto al fonte da don Domenico Marzio Carafa duca di Maddaloni, che cinque anni prima aveva accolto nel suo palazzo il padre Alessandro Scarlatti, facendogli rappresentare l’opera Gli equivoci del sembiante, apprezzata trionfalmente l’anno prima al teatro Capranica di Roma. Fu il sesto di dieci figli, studiò prima con suo padre Alessandro, celebre compositore, insegnante ed esponente di spicco della Scuola napoletana; dei suoi fratelli anche il maggiore, Pietro Filippo, fu un compositore e clavicembalista. La formazione del ragazzo, soprannominato Mimmo, verrà influenzata anche da altri membri della famiglia: le zie Anna Maria e Melchiorra e

lo zio Tommaso erano cantanti, lo zio Francesco compositore.
Quindicenne, il viceré Medinaceli lo nominò organista e compositore della Cappella Reale di Napoli il 13 settembre 1701, con la funzione di suo “clavicembalista di camera”.
Nel 1702 il padre lo portò con sé in un breve viaggio a Firenze, alla corte del granprincipe Ferdinando de’ Medici non senza una sosta a Roma per offrire al marchese Francesco Maria Ruspoli una cantata composta dal figlio. Di ritorno a Napoli, tra il 1703 e il 1705, Scarlatti lavorò per il teatro di S. Bartolomeo, gestito dallo zio Nicola Barbapiccola: compose L’Ottavia ristituita al trono e revisionò Il Giustino di Giovanni Legrenzi e l’Irene di Carlo Francesco Pollarolo. Entusiasta delle esperienze professionali del figlio, nel 1705 Alessandro Scarlatti lo mandò a Venezia con il castrato Nicolò Grimaldi, con una tappa a Firenze nella speranza di un incarico presso il granprincipe. Ma il granprincipe Medici si limitò a lodarne il talento. Giunto a Venezia, non trovò impiego e poco si sa dei suoi successivi quattro anni, così, nel 1708, si stabilì a Roma, dove il padre Alessandro era ritornato nel 1703 con la famiglia.
Scarlatti era già un clavicembalista eminente: celebre una sua prova di abilità con Georg Friedrich Händel al palazzo del Cardinale Ottoboni a Roma, dove fu giudicato superiore a Händel al clavicembalo, anche se inferiore all’organo. Il padre Alessandro, allora alla testa della cappella liberiana in S. Maria Maggiore, chiamò presso di sé il figlio come direttore del secondo coro nella messa di Spagna per sant’Ildefonso del 23 gennaio 1708 e come organista in quella del settembre successivo. Alcune sue composizioni vi vennero eseguite, come la Missa La stella, conservata con alcuni mottetti nell’archivio di S. Maria Maggiore.
Apprezzato dalla nobiltà romana, Scarlatti ebbe un posto di spicco come maestro di cappella della regina polacca in esilio Maria Casimira, vedova di Giovanni III Sobieski, che, nel 1699, si era stabilita a Roma ed emulava il mecenatismo artistico espresso da Cristina di Svezia nel secolo precedente. A Roma, nel 1709, incontrò Thomas Roseingrave suo estimatore a cui si deve l’accoglienza entusiasta delle sonate del compositore a Londra, dove fu pubblicata nel 1738 una raccolta, dal titolo Essercizi per gravicembalo, contenente 30 delle sue 555 sonate che sono giunte ai giorni nostri. Si tratta delle sole opere tastieristiche di Scarlatti che furono pubblicate durante la sua vita.
Nel 1714, sommersa dai debiti, Maria Casimira riparò in Francia (morì poco tempo dopo). Nello stesso anno Scarlatti ottenne la protezione del mecenate che gli avrebbe spalancato una nuova carriera nella penisola iberica, Rodrigo Anes de Sá Almeida e Menezes, marchese de Fontes, ambasciatore straordinario del Portogallo a Roma. In alcuni documenti dell’epoca Scarlatti risulta «mastro di cappella» del diplomatico. Non si ha notizia di altre attività musicali per conto del marchese, ma il rapporto dovette avere un seguito, se cinque anni dopo fu assunto alla corte portoghese.
Negli ultimi anni romani Scarlatti fu maestro di cappella a San Pietro fino al 1719, e in quello stesso periodo fu a Londra per dirigere la sua opera Narciso al King’s Theatre. Del considerevole incremento di composizioni ecclesiastiche che il servizio vaticano dovette comportare rimangono scarse tracce, in particolare due Miserere conservati nel fondo della cappella Giulia e forse il famoso Stabat mater a 10 voci, documentato in numerose copie, del quale peraltro non è certo se sia stato scritto per Roma oppure per Lisbona (d’Alvarenga, 2008, p. 54).
A detta del diario di David Nairne, che in qualità di segretario del pretendente cattolico al trono inglese, Giacomo III Stuart, soggiornò a Roma dal 22 maggio al 17 luglio 1717, Scarlatti si esibiva come cantante in palazzi privati, a conferma della formazione polivalente dei musicisti dell’epoca. Tra il 1708 e il 1719 svariate sue cantate e serenate furono eseguite in spazi nobiliari o pubblici, inclusi palazzo Mignanelli (del principe Guido Vaini), il palazzo Apostolico e il Campidoglio, dove nel 1711 fu data La virtù in trionfo, per commissione dell’Accademia di S. Luca. A Roma, Scarlatti scrisse sia cantate da camera, sia partiture operistiche per il teatro Capranica: nel 1715 Ambleto (libretto di Apostolo Zeno e Pietro Pariati) e gli intermezzi La Dirindina (Girolamo Gigli; edizione a cura di F. Degrada, Milano 1985), una salace satira del sottobosco operistico, che però non andò in scena (fu allestita solo nel 1729, al Valle, tra gli atti di una tragedia in prosa) e nel 1718, in collaborazione con Nicola Porpora, Berenice regina di Egitto.
Successivamente, grazie ai rapporti con il marchese de Fontes, si trasferì a Lisbona, il 29 novembre 1719. Scarlatti arrivò a Lisbona il 29 novembre 1719, «impazientemente atteso dal Re», come scrisse il nunzio Vincenzo Bichi; accolto a palazzo, cantò accompagnato dalla regina Maria Anna d’Austria. Assunto come compositore della cappella patriarcale e maestro di musica della famiglia reale, ebbe due alunni di talento: il fratello minore del re, António, che nel 1732 fu poi il dedicatario delle Sonate da cimbalo di piano e forte di Lodovico Giustini da Pistoia (la prima edizione musicale espressamente destinata al pianoforte), e Maria Magdalena Barbara che, ben presto divenuta un’egregia interprete di musica da tasto, stabilì con Domenico una relazione artistica e didattica destinata a durare una vita intera.
Nell’apparato musicale della monarchia portoghese, in aggiunta alle mansioni di «capo e direttore di tutta la sua musica della Patriarcale», di cui parla il nunzio apostolico, Scarlatti doveva provvedere alle serenate e cantate per i genetliaci e gli onomastici della famiglia reale e per altre occasioni festive, secondo un uso che la regina aveva introdotto sull’esempio della corte di Vienna.
Il soggiorno portoghese fu interrotto a più riprese. Tra il 1723 e il 1725 Scarlatti fu variamente a Napoli, Parigi, Roma e di nuovo Parigi. Un soggiorno romano nella seconda metà del 1724 è testimoniato dall’autobiografia di Johann Joachim Quantz, una visita all’anziano genitore a Napoli è riferita da Johann Adolf Hasse. I carteggi dell’ambasciatore Luís da Cunha documentano la presenza di Domenico a Parigi nel maggio del 1724 e nell’agosto del 1725 e la concessione di 2500 cruzados portoghesi per spese di viaggio; a Parigi pare si fosse esibito anche in pubblico.
Nel febbraio del 1727 Scarlatti ritornò a Roma, grazie a un sussidio regale di 1000 scudi per il viaggio. Il 15 maggio 1728, in S. Pancrazio, il musicista quarantaduenne sposò Maria Caterina Gentili, giovane romana di 16 anni.
Nel periodo lisbonese compose almeno 23 opere di grande mole: di tante composizioni (tra cui Il trionfo della Virtù e Cantata pastorale, Gli amorosi avvenimenti, Amore nasce da un sguardo e Festeggio armonico) non sopravvive altro che la prima parte della Contesa delle stagioni (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, ms. It.IV.198 = 9769), data il 7 settembre 1720 per il genetliaco della regina. Delle musiche da chiesa composte in Portogallo restano un Laetatus sum, il mottetto Te gloriosus e un Te Deum a otto voci (in varie copie). Quest’ultimo brano, per l’officio del mattutino, non va confuso con il Te Deum a quattro cori (perduto) eseguito in un grandioso rendimento di grazie a San Silvestro del 1721 nella chiesa gesuitica di S. Roque. La produzione sacra di Scarlatti eseguita nella capitale, ben più ingente, incluse serie complete di responsori per l’Immacolata Concezione ed il Natale, e svariati mottetti.
La scarsità di sonate di Scarlatti nelle fonti portoghesi contrasta con il suo ruolo di insegnante della principessa Maria Barbara e con il favore di cui esse godevano a corte e presso la nobiltà: fu forse colpa del terremoto del 1755. Anche dopo che Domenico ebbe lasciato il Paese continuarono le richieste di copie delle sue sonate per la corte portoghese, come risulta dalla corrispondenza del segretario particolare del sovrano, Alexandre de Gusmão, nel 1747 e nel 1751 Fatto sta che soltanto quattro sonate in manoscritti di musica da tasto portoghesi del secondo Settecento e del primo Ottocento sono concordemente accettate come antesignane degli ‘’Essercizi’’ del 1738; tra queste spicca la Sonata n. 25 in La maggiore contenuta nel Libro di tocate per cembalo, oggi nella Biblioteca nazionale di Lisbona.

Deless-10.jpgScarlatti, allora a Roma, non presenziò all’esecuzione del Festeggio armonico da lui composto per le doppie nozze reali di Maria Barbara con l’erede al trono di Spagna, il futuro Fernando VI, e di Marianna Vittoria di Borbone con il principe Giuseppe, futuro re del Portogallo; né prese parte al corteo cerimoniale della troca das Princesas sul fiume Caia alla frontiera tra i due reami. Poco dopo il rientro a Lisbona, nel 1729, a Scarlatti fu ordinato di mettersi in viaggio per Siviglia, al seguito dell’augusta discepola.
Nel 1729 si trasferì nella città, rimanendovi per quattro anni. Tra il 1729 e il 1733 la corte di Filippo V e Isabella Farnese risiedette a Siviglia per volontà della regina, desiderosa di scongiurare l’abdicazione del consorte, afflitto da gravi depressioni. In quel quinquennio (il cosiddetto lustro regale) la città andalusa ospitò musicisti, pittori e artisti di ogni genere. Dalla posizione pubblica detenuta in Lisbona, che abbracciava i diversi organismi musicali della corte e le funzioni di rappresentanza della monarchia in campo sacro e profano, il musicista passò alla condizione esclusivamente privata di maestro di musica della principessa delle Asturie. Il che, almeno in parte, spiega la modesta visibilità di cui godette poi nella corte spagnola. Alcune serenate di Scarlatti già eseguite a Lisbona furono riprese a Siviglia: è il caso di Amor nasce da un sguardo, data il 27 dicembre 1725 sul Tago per l’onomastico di Giovanni V e ripetuta sul Guadalquivir il 1º maggio 1731 per l’onomastico di Filippo V. L’elenco delle musiche possedute da Maria Barbara, passate poi a Farinelli, menziona una pastorale e ben 14 serenate a 4 ed 8 voci di Scarlatti, che peraltro potrebbero ben risalire al periodo lusitano. Nel 1733 si recò a Madrid, sempre come maestro di musica della principessa Maria Magdalena Barbara.

Bartolomeo Nazarie – Ritratto di Farinelli 1734 – Royal College of Music London

Il 21 aprile 1738 il re del Portogallo aveva insignito Scarlatti del titolo di cavaliere dell’Ordine di Santiago e, con decreto del 10 giugno 1739, gli concesse un appannaggio vitalizio annuo di 400.000 réis portoghesi, da dividere in parti eguali tra i discendenti dopo la morte. Deve risalire a quest’epoca il noto ritratto di Scarlatti, già attribuito a Domingo Antonio Velasco, oggi nella collezione José Relvas, Casa dos Patudos (Museo di Alpiarça).
Nel 1746, morto Filippo V, Fernando e Maria Barbara assursero al trono di Spagna. L’ascesa al soglio dei suoi padroni non comportò per Domenico un ritorno ai grandi generi vocali drammatici: al contrario, continuò nel ruolo di maestro di musica privato dei monarchi. Sotto il nuovo sovrano la direzione delle opere in musica e delle feste reali fu affidata al cantante castrato Farinelli, impiegato a corte, come detto, dal 1737. Pur essendo stato chiamato a Madrid da Isabella Farnese, il castrato aveva instaurato uno stretto rapporto con gli sposi principeschi, prendendo parte agli intrattenimenti musicali nei loro appartamenti privati: alcune cantate da camera della maturità di Scarlatti potrebbero essere state concepite per lui; Scarlatti ebbe infatti una duratura amicizia con il cantante castrato.
Domenico Scarlatti morì a Madrid, all’età di 71 anni. La sua residenza in Calle Leganitos è segnalata con una targa storica, e i suoi discendenti vivono ancora oggi a Madrid. Le sue spoglie sono andate perdute, con la tomba che le conservava e il convento in cui essa era, a causa del rinnovamento urbanistico di Madrid dell’inizio del ‘900. L’intero quartiere è stato sostituito da un altro.

Testo: Liberamente tratto da Wikipedia
Video Youtube

Immagini: Google

 

 


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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