Hirohito 124º imperatore del Giappone, Tennō dell’era Shōwa, che ironia della sorte vuol dire “l’imperatore della pace illuminata”, regnò sul trono del crisantemo, dal giorno della morte di suo padre, il 25 Dicembre 1926.
Portò il suo paese in guerra, prima contro la Cina nel 1936, poi contro gli Stati Uniti, pugnalandoli di sorpresa con l’attacco di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941.
Forze navali e aeree giapponesi attaccarono la base statunitense nelle isole Hawaii senza che la dichiarazione di guerra fosse stata consegnata, come si fa tra popoli “civili”.

Solo Hiroshima e Nagasaki gli aprirono gli occhi e lo indussero a continuare quella orribile carneficina.
Il Giappone sentì per la prima volta la voce del figlio del cielo il 15 Agosto 1945. Il discorso di poche parole in lingua keigo, che i suoi sudditi faticarono a capire, perchè diversa dal giapponese corrente, usata solo nei cerimoniali, annunciava la resa incondizionata.
La voce che usciva dalle radio, proveniva da un disco, un po’ gracchiante, registrato il giorno prima, dopo una lunga riunione con gli alti vertici dell’esercito.
Durante la notte alcuni irriducibili avevano tentato di rubarlo, ci fù il tentativo disperato di colpo di stato, ma il tentativo fallì.
Il 2 di Settembre il ministro degli esteri giapponese Mamoru Shigemitsu firma l’atto ufficiale di resa del Giappone, sulla USS Missouri dinanzi al generale Richard K. Sutherland.

La bandiera del sol levante viene ammainata, il paese dei fiori di ciliegio può finalmente piangere i suoi morti.

Categorie: Storia

Andrea Natile

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