Renato Dulbecco

Renato Dulbecco

Nato a Catanzaro nel 1914, da madre calabrese e padre ligure, si trasferì presto in Liguria con la sua famiglia.
Nel 1930 si iscrisse al corso di laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Torino e fu ammesso come interno all’Istituto di Anatomia diretto dal Prof. Giuseppe Levi, personalità di primissimo piano nell’ambito medico e biologico.

Ebbe modo di conoscere Salvador Luria e Rita Levi-Montalcini, che divenne un’ottima compagna di lavoro e con la quale instaurò una profonda amicizia che coltivò per tutta la vita.

Gli anni all’Istituto furono turbati dall’intromissione nella vita pubblica e privata di Levi, ebreo e dichiarato oppositore del sistema, che fu sul punto di abbandonare la cattedra di anatomia pur di non prestare il famoso giuramento imposto dal regime a tutti gli accademici italiani.

Renato Dulbecco nel suo laboratorio

Renato Dulbecco nel suo laboratorio

Si laureò in Medicina e Chirurgia a soli 22 anni, nel 1936, con una tesi sulle alterazioni del fegato.
Nello stesso anno, in bilico tra la ricerca e la carriera chirurgica, prestò il servizio militare come ufficiale medico. Appena congedato nel 1939 venne richiamato alle armi per lo scoppio della seconda guerra mondiale.

Nel giugno del 1940, l’Italia entrò in guerra e fu mandato a poca distanza dalla frontiera francese. Durante questo periodo studiò per ottenere la libera docenza che ottenne a Roma nel 1941; poi dovette partire per la campagna di Russia, dove il suo reggimento fu praticamente annientato.

Solo nel marzo 1943 tornò in Italia dopo alcuni mesi di ospedale militare. Con il rientro in Italia iniziò a frequentare alcune organizzazioni antifasciste clandestine, in particolare il Movimento dei Lavoratori Cristiani, appassionandosi alla vita politica.
Entrò, a far parte del CLN di Torino, ma presto per non rimanere invischiato in dispute interne all’ambiente politico, preferì tirarsi indietro.

Finita la guerra rientrò a far parte del gruppo di ricercatori di Levi, e iniziò ad interessarsi all’effetto delle radiazioni sulle cellule embrionali di pollo. Per approfondire questo genere di ricerca, avrebbe dovuto acquisire molte più conoscenze in ambito fisico, per cui decise di iscriversi alla facoltà di fisica. Completò questi studi nell’arco di due anni.

Decisiva, a questo punto della sua carriera, fu l’amicizia con Salvador Luria. Data la comunanza di interessi, Luria gli offrì la possibilità di lavorare nel suo laboratorio a Bloomington, nell’Indiana (USA), dove collaborava già con personalità di spicco in quel settore della comunità scientifica.

Quindi, nell’autunno del 1947 Renato si trasferì negli Stati Uniti, scoprendo un mondo totalmente diverso. Durante questo periodo entrò in contatto con noti ricercatori tra cui diversi Nobel.
Il contratto di lavoro prevedeva una durata di due anni, ma date le dimostrazioni di grande capacità dimostrate, ebbe la possibilità di proseguire le sue ricerche, acquisendo definitivamente la cittadinanza americana.

Presto arrivò una nuova scoperta fatta usando le radiazioni UV sui fagi. Osservò un fenomeno riproduttivo imprevisto. Il fenomeno per cui i fagi acquisivano la capacità di riattivarsi fu chiamato fotoriattivazione. Fino a quel momento, qualcosa di simile era stato osservato solo nei batteri ed era necessario scoprire il meccanismo di quanto osservato.

Fu questo inaspettato successo che nel 1949 portò Max Delbrück, padre della genetica moderna, ad offrirgli un posto di lavoro al California Institute of Technology di Pasadena, più noto come Caltech, uno dei più importanti laboratori scientifici del mondo. Dopo un’iniziale esitazione, accettò, convinto dalle parole di James Watson futuro premio Nobel per la scoperta della struttura del DNA.

Renato Dulbecco (1914–2012)

Renato Dulbecco (1914–2012)

Il nuovo ambiente al Caltech si rivelò fin dall’inizio altamente competitivo.
La grande occasione, che spianò la strada alle nuove frontiere della ricerca biologica, fu lo studio del virus responsabile dell’Herpes zoster, meglio noto come “fuoco di Sant’Antonio”.

La ricerca in campo virologico era stata avviata già da qualche tempo, ma nulla si sapeva circa i virus responsabili di alcune gravi malattie e di conseguenza risultava difficile individuarne una cura.
Dulbecco intuì la possibilità di applicare ai virus animali un metodo, precedentemente adottato con i fagi.

I risultati furono eccellenti, tanto da essere presentati all’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti.
Poco tempo dopo, nel 1955, riuscì ad identificare un mutante del virus della poliomielite, malattia estremamente temuta, che fu utilizzato da Albert Sabin per preparare un vaccino. Venne nominato professore associato di microbiologia.

Intraprese una ricerca riguardante i virus che rendono le cellule cancerose capaci di moltiplicarsi incessantemente.
Bisognava studiare la genesi del cancro, dovuto, come era già noto, ad un’alterazione genetica, di cui bisognava comprendere ancora una volta la modalità d’azione.

Renato Dulbecco, dai virus oncogeni al Progetto Genoma Umano

Renato Dulbecco, dai virus oncogeni al Progetto Genoma Umano

Nel 1962 gli venne offerto di diventare membro del primo nucleo di ricercatori del nuovo istituto ideato da Jonas Salk, a La Jolla, che sarebbe diventato il “Salk Institute”.

«…Si supponeva che il virus entrasse nelle cellule, ne alterasse i geni e poi scomparisse, comportandosi come un pirata della strada che investe un pedone ferendolo e poi scappa abbandonando il luogo dell’incidente.»
«… ero la prua della nave che rompeva il mare dell’ignoranza.»

La ricerca portò ad individuare una sostanza, chiamata antigene T (Tumorale), assente nelle cellule “sane”, ma presente in quelle infettate dal virus.

Qualcosa del virus restava nella cellula bersaglio: si trattava di DNA virale che si unisce chimicamente a quello della cellula, diventando parte integrante del suo materiale genetico:

«L’ipotesi del pirata della strada era eliminata!» luce era stata fatta.

Da questo momento in poi, la sua carriera fu sempre in ascesa.
Fu eletto membro straniero della “Royal Society” di Londra, un grandissimo onore per uno scienziato.

Renato Dulbecco ritira il Nobel

Renato Dulbecco ritira il Nobel

 

Ricevette la laurea honoris causa dall’Università di Yale, il Premio Lasker per le scienze biologiche e mediche, e nel 1975 il premio Nobel per la medicina e la fisiologia “Per le sue scoperte in materia di interazione tra virus tumorali e materiale genetico della cellula”.

«Il cuore mi saltò in gola. Avevo capito bene? […] Non osavo dirlo, ma facendomi coraggio mormorai: “è il premio Nobel”.»

Infine collaborò al Progetto Genoma, con l’obiettivo di mappare l’intera sequenza del genoma umano, per comprendere e combattere lo sviluppo del cancro.
Conoscere tutti i geni dell’uomo era l’anello mancante di questa catena vitale.

Muore nel 2012 a La Jolla, colpito da un infarto tre giorni prima del suo 98º compleanno.

 

 

 

 

Testo Andrea Natile
Immagini Google Search

Libri:

I geni e il nostro futuro - Renato Dulbecco - copertina

Ingegneri della vita - Renato Dulbecco,Riccardo Chiaberge - copertina

La mappa della vita - Renato Dulbecco - copertina


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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