Enrica Calabresi

Enrica Calabresi

Sbattuta fuori dall’università di Pisa, zoologa docente di Entomologia, a seguito delle leggi razziali del 17 luglio 1938,, va ad insegnare nella scuola ebraica di via Farini a Firenze.

Un gruppo di professori si erano organizzati per far continuare gli studi ad una settantina di ragazzi cacciati dalle scuole del Regno.
Tenne lezione fino alla primavera del 1943, rifiutando sempre di nascondersi: non voleva che altri rischiassero la vita per lei.
Dopo l’ultima estate passata in famiglia, a Gallo Bolognese, decise di tornare a Firenze; dopo l’8 settembre avrebbe potuto rifugiarsi in Svizzera come fece la sua famiglia, ma lei restò al suo posto.
Sola nella città occupata dai nazisti, nel gennaio 1944, venne catturata e portata a Santa Verdiana, convento diventato carcere; rimase in attesa di essere spedita ad Auschwitz.
Ma non ci sta a che quelli le impongano le loro regole, e per evitare un triste destino già segnato, sceglie la morte, avvelenandosi con un topicida che da tempo portava con sé. Sapeva che avrebbe sofferto una atroce agonia.
Lasciò le sue poche cose e un biglietto con queste parole:
«Prego con tutta l’anima la Madre Superiora di prendere in consegna tutti gli oggetti che mi appartengono e di non lasciarli andare nelle mani dei tedeschi. Voglia a suo tempo destinarli a opere di bene. Dio mi perdoni. Enrica Calabresi 18.1.944»
Categorie: BiografiaStorie

Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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