Le Variazioni Goldberg (BWV 988)

sono un’opera per clavicembalo consistente in un’aria con trenta variazioni, composte da Johann Sebastian Bach fra il 1741 e il 1745 e pubblicate a Norimberga dall’editore Balthasar Schmid. Sono dedicate a Johann Gottlieb Goldberg, a quel tempo in servizio a Dresda come maestro di cappella presso il conte von Brühl.
L’opera è stata concepita come un’architettura modulare di 32 brani, disposti seguendo schemi matematici e simmetrie che le conferiscono tanta coesione e continuità da non avere eguali nella storia della musica. Insieme all’Arte della fuga può essere considerata il vertice delle sperimentazioni di Bach nella creazione di musica per strumenti a tastiera, sia dal punto di vista tecnico-esecutivo, sia per lo stile che combina insieme ricerche di alto livello musicali e matematiche.
Sebbene in passato le Variazioni Goldberg fossero considerate soltanto un esercizio tecnico piuttosto ripetitivo, nel XX secolo il contenuto emotivo e la portata dell’intera composizione sono stati ampiamente valorizzati, anche grazie ad analisi critiche e tecniche piuttosto estese. Le Variazioni Goldberg offrono il migliore esempio di una musica concepita per la ricreazione di uno spirito competente ed esigente.
Il grande valore strutturale, l’irraggiungibile tecnica compositiva, l’abilità di toccare ogni possibilità espressiva del clavicembalo e la tecnica esecutiva richiesta fanno delle Variazioni Goldberg un vero monumento all’intelligenza del grande compositore.
Sono molte le incisioni disponibili in tutto il mondo, insieme a libri e studi: ciò ha contribuito a renderlo uno dei pezzi più apprezzati da molti appassionati di musica classica ed eseguite su una varietà di strumenti musicali.

Genesi dell’opera

Il primo libro è stato scritto nel 1722, durante la permanenza di Bach a Köthen; il secondo libro seguì, ventidue anni dopo, mentre si trovava a Lipsia, nel 1744. Entrambi sono ampiamente circolati sotto forma di manoscritti e le edizioni stampate non apparvero fino al 1801.

Ciascun libro contiene 24 coppie di brani, ciascuna delle quali consiste in un preludio e una fuga nella stessa tonalità. La prima coppia è in do maggiore, la seconda in do minore, la terza in do♯ maggiore, la quarta in do♯ minore, e così via. Lo schema continua, seguendo la scala cromatica fino al completamento di tutte le tonalità maggiori e minori.

Bach riutilizzò alcuni dei preludi e delle fughe già scritti in precedenza: il Klavierbüchlein per Wilhelm Friedemann Bach del 1720, per esempio, contiene una versione simile di undici dei preludi. Il preludio e fuga in do♯ maggiore nel libro I erano originariamente in do maggiore; Bach aggiunse soltanto sette diesis in chiave per convertire i due brani nella tonalità desiderata (inserendo i doppi diesis per le modulazioni).

Testo: Liberamente Tratto da Wikipedia

Andrea Natile


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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