Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina, 1525 circa – Roma, 2 febbraio 1594) è stato un compositore e organista italiano tra i più importanti del Rinascimento europeo.
Compositore di musica sacra e profana, fu il più rappresentativo esponente della scuola romana del XVI secolo. Ebbe una notevole e lunga influenza sullo sviluppo della musica secolare in Europa, specialmente nello sviluppo del contrappunto, ed il suo lavoro è considerato il culmine della polifonia rinascimentale.
Palestrina fu celebre sia in vita sia dopo la sua morte; le sue composizioni assursero a modello insuperato della polifonia vocale sacra rinascimentale della Chiesa Romana e sono tutt’oggi un riferimento per lo studio della composizione, in particolare della tecnica del contrappunto. Fu un uomo dotato anche di grande senso pratico; grazie a una serie di scelte oculate, operate in momenti difficili della sua vita, condusse un’esistenza agiata.
Giovanni Pierluigi nacque presumibilmente a Palestrina, vicino a Roma; il padre si chiamava Sante, o Santo, e la nonna Jacobella, che lo cita nel suo testamento datato ottobre 1527 e che costituisce il primo documento dove è nominato. L’anno di nascita del compositore è stato proposto sulla base di un elogio commemorativo scritto da un giovane contemporaneo, Melchiorre Major, nel quale si affermava che al momento della morte Palestrina aveva 68 anni.
Giovanni visse la maggior parte della sua vita a Roma, dove probabilmente si trovava già da fanciullo; un documento del 1537 riporta infatti il nome di «Joannem da Palestrina» tra i putti cantori della basilica di Santa Maria Maggiore. I maestri allora in carica erano un certo Robert e i francesi Robin Mallapert e Firmin Lebel.
Il futuro compositore ebbe il suo primo incarico come organista della cattedrale di S. Agapito a Palestrina nel 1544; gli obblighi di questo contratto gli imponevano anche di insegnare il canto ai canonici e ai bambini cantori.
Il 12 giugno 1547 si sposò con Lucrezia Gori, da cui avrà i figli Ridolfo (1549–1572), Angelo (1551–1575), Silla e Iginio (1558–1610).
Nel 1551, il vescovo di Palestrina, Giovanni Maria del Monte fu eletto papa e nel mese di settembre Giovanni diventò magister cappellae della Cappella Giulia così come risulta dai libri censuali “D. Ioanni praenestino magistro cappelle Sc.6”, succedendo al magister Rubino Mallapert, e così fino al 1554 (mancano poi i libri censuali dal 1555 al 1557 ove si potrebbe vedere quando il Pierluigi lasciò questo posto luminoso di primo de’ maestri).
Nel 1554 Giovanni pubblicò il suo primo libro di messe, dedicato al papa Giulio III, e il 13 gennaio 1555 fu ammesso dallo stesso pontefice tra i cantori della cappella papale, senza chiedere il consenso ai cantori stessi, che al contrario erano particolarmente gelosi del loro privilegio. Così, morto papa Giulio III e concluso il brevissimo regno anche del successore Marcello II, a settembre del 1555 il nuovo papa Paolo IV costrinse alle dimissioni tutti i cantori ammogliati (Leonardo Baré, Domenico Ferrabosco e lo stesso Giovanni Pierluigi), concedendo però loro una pensione. Il mese successivo Palestrina fu assunto come maestro di cappella della Cappella musicale Pia Lateranense; lascerà l’incarico nel 1560, portando via con sé anche il figlio Ridolfo, che era cantorino del coro. Dal marzo 1561, trovò un nuovo impiego presso la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Risale forse a questo periodo la composizione della famosa Missa Papae Marcelli, la cui importanza è legata alle riforme del Concilio di Trento.
Giovanni divenne intanto maestro del neonato Seminario Romano nel 1566, riuscendo nel contempo a prestare servizio anche per il Cardinale Ippolito II d’Este (1º agosto 1567 – marzo 1571).
La sua fama di compositore, già largamente attestata dai contemporanei, gli procurò offerte di lavoro dall’aristocrazia sia italiana sia straniera, alcune delle quali rifiutate; il duca Guglielmo Gonzaga fu tra i più grandi ammiratori e finanziatori di Palestrina, almeno dal 1568 sino 1587, anno in cui il duca morì.
Nell’aprile del 1571, alla morte di Giovanni Animuccia, Palestrina tornò come maestro in Cappella Giulia, mantenendo l’incarico sino alla fine.
Tra il 1572 e il 1575, a causa di un’epidemia morirono il fratello Silla e i figli Ridolfo e Angelo.
Nel 1580 morì la moglie Lucrezia; Giovanni inizialmente chiese e ottenne di prendere la tonsura, ma pochi mesi dopo sposò invece una ricca vedova romana, Virginia Dormoli, che aveva ereditato dal defunto marito una prospera attività di commercio di pellicce.
Negli ultimi anni di vita, Giovanni accrebbe ulteriormente la sua fama, e fu considerato il massimo compositore esistente.
Morì il 2 febbraio 1594 e venne tumulato nella Basilica di San Pietro; ai suoi solenni funerali parteciparono molti celebri musicisti del tempo.

Composizioni ed eredità
La produzione palestriniana, per la maggior parte sacra, fu cospicua, anche rispetto a quella di famosi e prolifici compositori dell’epoca, come Orlando di Lasso e Philippe de Monte. Scrisse almeno 104 messe, superando ogni altro compositore contemporaneo; a questo numero già considerevole, si devono aggiungere più di 300 mottetti, 68 offertori, non meno di 72 inni, 35 magnificat, 11 litanie e 4 o 5 lamentazioni. Compose poi oltre 140 madrigali su testi sacri e profani. È stato il primo compositore del XVI secolo di cui siano stati pubblicati gli opera omnia: la prima volta nell’Ottocento, e un’altra volta nel Novecento; nonostante ciò, una serie di composizioni a lui attribuite tratte da fonti manoscritte rimangono di dubbia autenticità, e un catalogo delle opere di Palestrina non è ancora stato completato.
Fu estremamente noto e ammirato sia in vita sia dopo la morte, quando la sua fama crebbe ulteriormente. Fra i suoi convinti ammiratori ci furono Johann Sebastian Bach, Ludwig van Beethoven, Robert Schumann, Johannes Brahms, Felix Mendelssohn, Richard Wagner, Claude Debussy, Igor Stravinskij e Giuseppe Verdi.
La musica della scuola romana continuò a essere scritta nello stile di Palestrina (che nel XVII secolo divenne nota come Prima pratica) da suoi studenti come Giovanni Maria Nanino, Ruggero Giovannelli, Arcangelo Crivelli, Teofilo Gargari, Francesco Soriano e Gregorio Allegri. Già nel 1750, lo stile di Palestrina era ancora il riferimento per i compositori che lavoravano nella forma del mottetto, come si evince dalle Sei Antifone di Francesco Barsanti.

Testo: Liberamente tratto da Wikipedia
Immagini: Google Search
Video: Youtube

Andrea Natile


Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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