Cristofano dell'Altissimo, Ritratto di Papa Alessandro VI; Corridoio vasariano, Firenze

Cristofano dell’Altissimo, Ritratto di Papa Alessandro VI; Corridoio vasariano, Firenze

Per diventare papi, si doveva essere per prima cosa Cardinali e aver preso gli Ordini Sacri. Per ricevere la berretta rossa, non era necessario, aver preso i voti; era necessario solo, essere nati bene; e avere qualche Santo in paradiso.
Si poteva diventare Principi della Chiesa anche a sei, a dieci, a venti anni; l’importante era una cattedra vacante su cui sedere e se questa era in un bel Palazzo, magari con qualche podere o castello in dotazione, tanto meglio.
E poi? SI era Principi e non Preti, e come Principi si doveva vivere; magari divertendosi un po’, e talvolta mettendo al mondo figli.
Ma, vediamo meglio.
Rodrigo Borja spagnolo, anzi catalano, nato vicino Valencia nel 1431, si trasferì giovanissimo in Italia per studiare.
A Roma un Santo in paradiso lui l’aveva: lo zio. Il potente cardinale Alfonso de Borja, che asceso ai più alti ranghi della chiesa divenne presto papa, Callisto III.
Come ara d’uso, il “nepote” Rodrigo fu tosto elevato alla porpora a soli 25 anni. e divenne presto Vice cancelliere di Santa Romana Chiesa.
Era giovane, e la condotta libertina di Rodrigo, talvolta tollerata, altre volte aspramente rimproverata dai pontefici che seguirono alla morte dello zio, andò avanti a lungo.
Finchè conobbe un’avvenente locandiera di Roma, Vannozza Cattanei.
Fu lei la madre di Cesare, Giovanni, Lucrezia e Goffredo. La relazione con Rodrigo durò “More uxorio” (tradotto letteralmente a modo di moglie) per tutti gli anni ’70 e buona parte degli anni ’80, finché il cardinale non conobbe Giulia Farnese.
Soltanto sotto Paolo II e Sisto IV il Borgia ricevette gli Ordini Sacri: nel 1468 fu ordinato diacono, nel 1471 fu ordinato presbitero, poi fu Abate del monastero di Santa Maria di Maniace.
All’indomani della morte di Sisto IV nel 1484, il Borgia mercanteggiò con gli altri prelati e con i vari signori della penisola italiana per ottenere l’elezione al soglio pontificio;
«ma gli nocquero il carattere, ch’era ritenuto superbo e sleale, e più l’essere egli straniero, uno degli aborriti catalani».
Vistosi privato del sostegno dei suoi alleati, Rodrigo non poté far altro che convergere i suoi voti, insieme con quelli di Giuliano della Rovere, sul debole Giovanni Battista Cybo, che fu eletto papa con il nome di Innocenzo VIII.
Nonostante lo smacco, il Borgia non si arrese; nel 1492 papa Innocenzo VIII moriva.
Si chiusero in Conclave nella Cappella fatta costruire da Sisto IV pochi anni prima. Erano in 23 i cardinali che il 6 agosto 1492, sotto i capolavori del Botticelli, di Perugino e del Ghirlandaio aspettarono l’illuminazione divina.
Nella notte tra il 10 agosto e l’11 agosto, le trattative del Cardinal Rodrigo andarono a buon fine: ebbe la tiara col triregno che voleva. Fu incoronato in San Pietro il 26 agosto[ con il nome di Alessandro VI.
Tre mesi prima era scomparso Lorenzo il Magnifico, meno di due mesi dopo, Colombo scopriva l’America.
Da poco eletto ebbe qualche bisticcio col Savonarola che dal 1495 aveva cominciato a menar gramo da Firenze. Il predicatore domenicano Fra. Girolamo, acerrimo nemico dei Medici, aveva favorito la cacciata di Piero nel 1494 e preso il controllo della Signoria.
Fustigatore dei costumi, volse i suoi strali verso Roma e verso papa Alessandro, il più colpevole di tutti.
Severo ed implacabile, lo accusava della sua condotta privata, di simonia e di mischiare la politica con la religione.
Il Papa, irritato, lo chiamò nel 1495 a Roma per discolparsi e gli proibì di predicare.
Ma poi, si sa, Il Savonarola continuò nella sua caparbietà e, nel 1498 la cosa finì in fumo e non se ne parlò più.
Negli anni successivi Alessandro procedette alla nomina di 43 nuovi cardinali, molti erano parenti o del clan dei Borgia.
Per lui il papato e la Chiesa erano una cosa di famiglia, e poi bisognava assicurare un futuro a ciascuno dei ragazzi.
Presunto ritratto di Cesare Borgia, il duca Valentino. Opera di Altobello Melone.

Presunto ritratto di Cesare Borgia, il duca Valentino. Opera di Altobello Melone.

A Cesare nel settembre del 1493 aveva dato la porpora cardinalizia. Ma era ben poca cosa, bisognava pensare più in grande.

Grazie ai proventi finanziari dell’Anno Santo e della vendita dei cappelli cardinalizi, il Papa riuscì a ottenere i fondi necessari per l’allestimento di un’armata da porre alle dipendenze dell’ambizioso figliolo.
Così, nel novembre del 1499, il Valentino poté imbarcarsi in una campagna di conquista.
Il giovane Borgia conquistò, in successione, prima Pesaro, Cesena e Rimini e poi anche Faenza, Urbino e Senigallia.
Nel gennaio 1500 si arrese pure Forlì e Alessandro lo investì del titolo di duca di Romagna.
Lo Stato della Chiesa perdeva una parte cospicua del suo territorio che passava nelle mani della famiglia Borgia.
Mentre Cesare pensava alla Romagna, il Papa pensò alla nobiltà romana: furono confiscati i possedimenti ai Savelli, ai Caetani, ai Colonna e agli Orsini e furono ridistribuiti tra i Borgia: Giovanni, figlio di appena due anni, diventò Duca di Nepi; mentre Rodrigo, figlio di due anni di Lucrezia, divenne Duca di Sermoneta.
Presunto ritratto di Lucrezia Borgia di Bartolomeo Veneto

Presunto ritratto di Lucrezia Borgia di Bartolomeo Veneto

Veniamo a Lucrezia. La figlia illegittima avuta da Vannozza, fu una delle figure femminili più controverse e chiaccherate del Rinascimento italiano.

Il padre la usò per manovrare le sue alleanze come si usa fare su una scacchiera con la Regina. La dette inizialmente in sposa a Giovanni Sforza. Pochi anni dopo, con l’annullamento del matrimonio, la sposò con Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli.
Un ulteriore cambiamento delle alleanze, che serviva ad avvicinare i Borgia al partito filofrancese, portò all’assassinio di Alfonso, su ordine di Cesare e dopo un breve periodo di lutto, portò Lucrezia nel talamo di Alfonso I d’Este.
Alfonso I d’Este, primogenito del duca Ercole I di Ferrara, pur riluttante, dovette accettarla in sposa.
Alla corte estense Lucrezia fece dimenticare, il suo passato burrascoso e grazie alla sua bellezza e alla sua intelligenza, si fece ben volere e diventò una perfetta castellana e acquistò la fama di abile politica e accorta diplomatica.
Ma questa è un’altra storia.
I figli so’ piezz e core
Testo Andrea Natile
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Libri::
rendina claudio - i papi - storia e segreti
Lucrezia Borgia - Maria Bellonci - copertina

Andrea Natile

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