Risultati immagini per edgar degasEdgar Degas  , 19 luglio 1834 – Parigi, 27 settembre 1917) è stato un pittore e scultore francese.
Origini familiari
Edgar Degas proveniva, dal lato paterno, da una famiglia illustre, i De Gas: era questa l'ortografia originale del cognome, che si rintraccia anche in alcuni documenti cinquecenteschi anche come «De Gast» e «De Guast». I De Gas erano una nobile famiglia della Linguadoca i cui membri erano cavalieri del prestigioso ordine degli Orleans, donde l'istrice al centro del loro stemma nobiliare. In virtù di questa affiliazione si stabilirono a Meung, nella provincia dell'Orleans, dove nacque René Hilaire, nonno del pittore.Immagine correlataDurante i burrascosi accadimenti della rivoluzione francese René Hilaire De Gas, inviso alla fazione repubblicana, vide la sua promessa sposa condannata a morte come nemica della Nazione e grazie a una soffiata seppe di essere a sua volta candidato alla ghigliottina. Per questo motivo si rifugiò a Napoli, nel Regno delle Due Sicilie, chiedendovi asilo in qualità di aristocratico e di perseguitato politico. Nella città partenopea René mantenne un atteggiamento politicamente acquiescente e si dedicò a consolidare la propria situazione economica prima come agente di cambio poi fondando un istituto bancario di successo e diventando, a suo tempo, anche banchiere personale di Gioacchino Murat. A Napoli René De Gas riuscì ad accumulare un ingente patrimonio finanziario – arrivando ad acquistare per sé l'intero palazzo Pignatelli di Monteleone, un immobile di cento stanze nel cuore del centro storico di Napoli – intrecciando e mantenendo una fitta rete di rapporti con diverse famiglie nobili napoletane, e riuscendo così a superare senza particolari conseguenze i tumultuosi avvenimenti e sovvertimenti politici che si succedettero a Napoli e nel resto della penisola italiana nel corso del secolo XIX.
Immagine correlataRené Hilaire, divenne il capostipite del ramo napoletano del casato De Gas. Nonostante la sua intensa attività bancaria, infatti, egli non trascurò affatto i piaceri amorosi, e nella città partenopea si sposò con la livornese Giovanna Teresa Freppa, generando con lei ben sette figli, tre femmine e quattro maschi fra i quali Auguste (1809-1879), futuro padre del pittore. Designato direttore della filiale parigina della banca paterna Auguste si trasferirà nella capitale francese dove, nel 1832 si unirà in matrimonio con Célestine Musson. Appartenente a pieno titolo alla grande borghesia bancaria francese, Auguste era un uomo di raffinata cultura e si interessava all'arte e alla musica con grande sensibilità ed era un assiduo frequentatore del Louvre, densissimo di capolavori dopo le ruberie e le spoliazioni napoleoniche. Più modesta, ma non priva di valore, era invece la famiglia materna: la Musson, infatti, era di origine creola, e il padre – nativo di Port-au-Prince, ad Haiti – si era poi trasferito a New Orleans, nella Louisiana, diventando un facoltoso mercante del cotone e accumulando una piccola fortuna in piantagioni.
Edgar Degas nacque il 19 luglio 1834, primogenito di Auguste Degas e di Célestine Musson. Funestato dalla precoce morte della madre, scomparsa nel 1847, iniziò gli studi classici al prestigioso liceo parigino Louis-le-Grand, dove strinse amicizia con Henri Rouart e con Paul Valpinçon, figlio di un famoso collezionista proprietario di un'importante raccolta di dipinti fra i quali anche la celebre “Bagnante” di Ingres. Conseguito il baccalauréat il 27 marzo 1853, Edgar decise tra molti dubbi di avviarsi agli studi di giurisprudenza alla Sorbona, ai quali dedicò però un impegno molto discontinuo. Non provò mai un forte interesse per la disciplina – studiata più che altro per assecondare le volontà paterne – e, anzi, ben presto manifestò una sincera vocazione per le belle arti. Già pochi giorni dopo la laurea, si registrò come copista al Louvre.
Immagine correlataIl padre, che sperava di avviare Edgar alla carriera di magistrato, inizialmente osteggiò la sua vocazione artistica, ma in breve tempo mutò atteggiamento e l'assecondò con calore ed energia, a patto che vi si dedicasse con impegno. Degas non poteva sperare di meglio, e trascorreva lunghi pomeriggi al museo del Louvre per ammirare i maestri del Rinascimento italiano. Caso raro per gli artisti della sua generazione, Degas studiò infatti con attenzione i maestri del passato. Ingres, in particolare, fu oggetto di una vera e propria venerazione da parte del giovane, che ne ammirava la straordinaria purezza del disegno; arrivò infine a conoscerlo personalmente grazie all'intercessione di Valpinçon (circa l'influenza di Ingres su Degas.
Risultati immagini per edgar degasAutodidatta colto ed entusiasta, fu in un primo tempo affidato dal padre alla guida di Félix-Joseph Barrias, pittore di modesta levatura che lo avviò allo studio dei nudi e alla di storia. Sentendo forse come inconcludenti gli insegnamenti del Barrias, che in effetti non gli lasciarono tracce durevoli, Degas passò successivamente all'atelier di Louis Lamothe, brillante discepolo di Flandrin e dello stesso Ingres, dunque certamente più vicino alla sua sensibilità. Nel 1855, quando ormai la sua vocazione artistica si era fatta preponderante, Degas riuscì a entrare nella prestigiosa École des Beaux-Arts, tempio dell'arte ufficiale dell'epoca. Egli, tuttavia, aveva ormai acquisito dimestichezza con gli strumenti del mestiere e perciò non tardò a sentirsi soffocato dalla sterilità del disegno accademico, da lui ritenuto inadeguato e mortificante. Fu per questo motivo che cessò di seguire le lezioni dopo neanche sei mesi di frequentazione, nonostante le amicizie importanti che vi aveva stretto (fra i tanti, Tourny, Bonnat, Delaunay, Ricard e Legros): Aveva infatti acquisito la consapevolezza di poter ampliare i propri orizzonti formativi solo recandosi in Italia, così da studiare, sulle tracce di Ingres, l'arte antica e i maestri del Rinascimento.
In Italia
Napoli
File:Edgar Degas - Chasse de danse.jpgDegas inaugurò questo suo personalissimo grand tour a Napoli, dove sbarcò il 17 luglio 1856. Nella città partenopea l'artista ebbe modo di ricongiungersi con il nonno René Hilaire, che lo ospitò nella sua vasta dimora, palazzo Pignatelli di Monteleone: il viaggio in Italia, oltre a un'inestimabile opportunità formativa, era infatti anche un modo per ricongiungersi con i familiari, in parte residenti a Napoli, in parte a . Napoli città esuberante e vivace, che offriva un clima splendidamente mediterraneo, serbava all'epoca non solo un grande fervore culturale, ma anche una vasta gamma di divertimenti pittoreschi, gastronomici e carnali. Degas, tuttavia, conduceva una vita ascetica, totalmente dedicata all'arte, e pertanto consacrò il suo soggiorno napoletano al perfezionamento della sua pittura. Notevole, in tal senso, il Ritratto di Hilaire De Gas, opera raffigurante proprio il nonno che si può considerare a pieno titolo il primo cimento artistico di rilievo del giovane Degas.
Immagine correlataA Napoli Degas frequentò assiduamente l'Accademia Reale di Belle Arti, pur rimanendone insoddisfatto a causa del taglio decisamente troppo accademico, e le collezioni del museo archeologico nazionale, rimanendo profondamente colpito da «quella massa inestimabile di tesori di arte che dalla famiglia Farnese passò ai Borboni di Napoli». Meditò con grande attenzione anche sui vari dipinti esposti a Capodimonte, a partire dal Papa Paolo III di Tiziano, dal Leone X di Andrea del Sarto e dalla Santa Caterina del Correggio: lo colpirono molto sia l'arte antica, quella a suo giudizio «più forte e più incantevole», e un dipinto del Lorrain, da lui descritto con grande trasporto emotivo: «è il più bello che si possa vedere, il cielo è d'argento gli alberi sono parlanti». Recepì stimoli cruciali anche dalla vibrante scena artistica partenopea, animata in quegli anni – dopo il definitivo tramonto della scuola di Posillipo – dalla pittura naturalistica di Filippo Palizzi, con il quale strinse una solida amicizia.Trascorse piacevoli giornate con il nonno, con il quale intrecciò un rapporto di reciproca stima e rispetto, e fu tremendamente folgorato dal patrimonio naturalistico di Napoli, che descrisse con impegno quasi topografico:
Immagine correlata« Lasciando Civitavecchia il mare è azzurro, poi è mezzogiorno, e diventa verde mela con tocchi di indaco al lontano orizzonte: all'orizzonte una fila di barche a vela latina sembra un nugolo di gabbiani o di gavine per tono e forma… il mare un po' agitato era di un grigio verdastro, la schiuma argentea delle onde, il mare si dissolveva in un vapore il cielo era grigio. Il Castel dell'Ovo si elevava in una massa dorata. Le barche sulla sabbia erano macchie color seppia scura. Il grigio non era quello freddo della Manica ma piuttosto simile alla gola di un piccione»
Altrettanto esemplificativa è la lettera che da Napoli Degas spedì a Parigi, al fratello Renè, nella quale leggiamo: «Occupo il mio tempo come meglio posso. Non è d'altronde possibile partire prima di una decina di giorni … Non ho la pazienza e il tempo di scriverti a lungo. Questa mattina vado al museo … Mercoledì sono uscito in vettura con Thérèse e Marguerite. Siamo andati a Posillipo. Sembrava di essere in estate, tanto l'aria era pura. Ho da raccontarti tanto da riempire un intero volume, ma per iscritto non posso che stilare una piccola lettera …». La presenza in città di Degas, protrattasi sino al 7 ottobre 1856, è commemorata da una lapide affissa sulla facciata del palazzo Pignatelli, la quale recita così:
« Qui nel monumentale Palazzo dei Pignatelli di Monteleone che il nonno René-Hilaire, da parigino fattosi napoletano, aveva acquistato per la sua famiglia più volte soggiornò EDGAR DEGAS, gloria della pittura moderna. Cette pierre fut posée par les soins des etudiants de l'Institut Francais de Naples 28 mars 1966 »
Giunto a Roma Degas, oltre a interrogare il vastissimo patrimonio museale della città, frequentò assiduamente i corsi di nudi serali di villa Medici, prestigiosa istituzione che offriva ad alcuni giovani pensionnaire (borsisti) francesi previo concorso, l'ospitalità e la possibilità di perfezionarsi nella laboriosa officina artistica capitolina. Qui intrattenne rapporti con Levy, Bonnat, Chapu e Henner e rivide Delaunay, già conosciuto all'École des Beaux-Arts. Importante fu l'amicizia con Gustave Moreau, futuro caposcuola del , dal quale Degas derivò un gusto contagioso per la vigorosa pittura coloristica di Delacroix e per le tecniche degli antichi maestri. A Roma il pittore lavorò alacremente, e realizzò ben ventotto album contenenti numerosissimi schizzi che non solo ci testimoniano il suo amore per il patrimonio artistico della città (ritrasse le opere dei Musei Capitolini, del Vaticano e di Villa Albani, ma anche il Colosseo, il Foro, Villa Borghese e la folla radunata a San Pietro il lunedì e il martedì), ma ci rivelano anche la sua ferma volontà di eseguire un'opera di grande impegno da esporre al Salon di Parigi in modo da acquisire notorietà. A Roma, in ogni caso, il giovane artista non trascurò tutti quegli svaghi e quelle frequentazioni concesse da una grande città, tanto che fu un assiduo del Caffè Greco, abituale punto di ritrovo di artisti italiani e stranieri. Fu qui che conobbe il pittore Léon Bonnat e il musicista Georges Bizet.
Immagine correlataDegas era uno studioso onnivoro, e una volta lasciata Roma non esitò a meditare sui capolavori custoditi nelle varie città disseminate lungo la strada fra la capitale e Firenze, dov'era diretto. Si lasciò ammaliare da Sebastiano del Piombo, «il contrasto fra il movimento e l'amore dell'irrequieto Luca Signorelli e la serenità del Beato Angelico». Pur rimanendo deluso dalla cattedrale di Perugia, la quale «all'interno è restaurata nel modo più ignobile che abbia mai visto: irriconoscibile!», egli non mancò di subire il fascino dell'Umbria, e fu intimamente colpito dalle opere di Perugino, Dosso Dossi, Beato Angelico e, soprattutto, Giotto.
Immagine correlataAmmirò la pittura giottesca e la basilica di San Francesco ad Assisi sino ad esserne profondamente commosso: ammaliato «come un amante», Degas avrebbe confessato: «Non sono mai stato tanto commosso, non rimarrò qui, ho gli occhi pieni di lacrime». «Giotto» ci racconta «è capace di espressione e pathos in modo sconvolgente. Mi trovo di fronte a un genio». Meno viva fu l'impressione che gli lasciò Giulio Romano: «La Deposizione di [Giulio] Romano […] è quanto di meglio abbia visto di costui: un talento immenso, ma niente che tocchi». Nel frattempo, il padre Auguste – giunto a conoscenza dei progressi del figlio – gli inoltrò una lettera dove lo incoraggiò con paterna benevolenza:
« Hai fatto un passo immenso nell'arte […] il tuo disegno è forte e il tuo colore è giusto. […] Lavora tranquillamente, continua su questa strada, ti dico, e stai certo che farai grandi cose. Hai un bel destino davanti a te; non scoraggiarti, non tormentare la tua anima »
(Auguste De Gas)
Risultati immagini per edgar degasDopo aver fatto rapidamente sosta a Viterbo, Orvieto, Perugia, Assisi e Arezzo, nell'estate 1858 Degas giunse finalmente a Firenze, dove fu ospite degli zii Laura e Gennaro Bellelli che abitavano, con le loro due figlie, in un appartamento a piazza Maria Antonia, nel moderno quartiere del Barbano (l'odierna piazza dell'Indipendenza). Anche nella città fiorentina Degas cercò di attingere insegnamento e ispirazione dai capolavori dell'arte classica italiana, tanto che visitò assiduamente gli Uffizi: egli, tuttavia, non mancò di entrare a contatto con le contemporanee esperienze pittoriche dei Macchiaioli, vivace schiera di pittori che amava ritrovarsi nel centralissimo caffè Michelangiolo, in via Larga. Degas era solito frequentare questo locale insieme all'amico Moreau, con il quale si era nel frattempo ricongiunto.
Immagine correlataA testimoniarcelo è Diego Martelli, anima intellettuale dei Macchiaioli, il quale ci racconta che «quando per ragioni di famiglia, ed attratto dal desiderio, venne in Toscana, si trovò proprio nel suo centro, fra i suoi antenati artistici Masaccio, Botticelli, Bozzoli e il Ghirlandaio. Il suo culto diventò furore ed una massa di disegni attesta lo studio coscienzioso fatto da lui, per appropriarsi tutte le bellezze e gli insegnamenti dell'arte da loro posseduta». Dopo la partenza del Moreau Degas si annoiò molto «a stare tutto solo» in Toscana, anche se volle trattenersi ancora il tempo necessario per potersi congedare dalla zia Bellelli, nel frattempo assentatasi da Firenze e recatasi a Napoli per porgere l'ultimo saluto all'ormai defunto René Hilaire. A Firenze Degas iniziò a lavorare al grande ritratto de La famiglia Bellelli, tela portata poi a compimento a Parigi dopo una gestazione molto complicata e oggi annoverata tra i capolavori della sua giovinezza.

La seduzione della realtà
Dopo i ripetuti richiami di papà Auguste, Degas nella primavera del 1859 fece ritorno a Parigi, stavolta carico di ambizione e di fiducia nelle proprie capacità e nell'avvenire: anche una volta divenuto adulto, in effetti, il pittore avrebbe ricordato il periodo italiano con grande nostalgia, come uno dei Immagine correlatamigliori della sua vita. In Francia, in ogni caso, Degas ebbe agio di conciliare l'immenso bagaglio museale acquisito in Italia con una visione dinamica della vita contemporanea, ricca di vivacità e di freschezza. Su questa linea nacque una serie di quadri a dipinto storico, talora anche di formato grande. Risultati immagini per edgar degasIl più significativo di questo periodo è certamente Giovani spartane, alla cui trattazione rimandiamo nella pagina apposita, anche se Degas scelse nel 1865 di debuttare al Salon con un altro dipinto, Le sventure della città di Orléans. Con grande delusione dell'artista, il quadro quasi sfuggì all'attenzione della critica, la quale venne completamente calamitata dalla scandalosa Olympia di Manet, esposta presso lo stesso Salon.

Édouard Manet era un pittore, anch'egli francese, che in quegli anni si era guadagnato la nomea di rivoluzionario a causa della portata scandalosa di alcuni suoi dipinti – bastino per tutti gli esempi della già menzionata Olympia o della Colazione sull'erba – i quali non si rivolgevano ipocritamente a temi classici o mitologici, bensì alla contemporaneità, pur nel sostanziale rispetto dei modelli classici. Manet, dunque, era fautore di una conciliabilità tra passato e presente, e su questo punto si trovava con Degas, del quale fece conoscenza già nel 1862, trovandolo al Louvre intento a copiare con fervore l'Infanta Margherita di Diego Velázquez. Stimolato da Manet, Degas si avvicinò maggiormente alle istanze realiste promosse già un decennio prima da Gustave Courbet, strenuo promotore di un'arte che sovvertisse l'ideale pittorico tradizionale e che restituisse dignità agli aspetti meno nobili della vita quotidiana.
Nel suo Manifesto del Realismo, pubblicato nel 1861, leggiamo: «Siccome io credo che ogni artista debba essere il maestro di se stesso, così non posso pensare a fare il professore. Non posso insegnare la mia arte, né l'arte di una scuola qualsiasi, perché nego l'insegnamento dell'arte, o in altri termini sostengo che l'arte è tutta individuale e che, per ciascun artista, non è altro che il risultato della propria ispirazione e dei propri studi sulla tradizione. Aggiungo che l'arte o il talento, secondo me, non dovrebbero essere per un artista che il mezzo di applicare le sue facoltà personali alle idee e alle cose dell'epoca in cui vive. In particolare, l'arte della pittura può consistere soltanto nella rappresentazione delle cose che l'artista può vedere e toccare. Ogni epoca può essere rappresentata solo dai propri artisti […]. Ritengo gli artisti di un'epoca assolutamente incompetenti a rappresentare le cose di un secolo passato o futuro […]. È in questo senso che nego la pittura di avvenimenti storici applicata al passato. La pittura storica è essenzialmente contemporanea »
(Gustave Courbet)
L'ipotesi impressionista
Cosciente dell'impulso nuovo dato alla pittura da Courbet, Degas avrebbe poi distolto lo sguardo dai temi storici per porlo su quelli legati alla vita contemporanea, spronato anche dalle varie amicizie con i musicisti, i quali gli fecero scoprire il colorato mondo delle quinte del teatro. Il definitivo approdo a questo modo di fare arte è suggellato dall'esecuzione nel 1867-1868 del Ritratto di Madamoiselle E. F…; a proposito del balletto “La Source”, il primo dipinto dell'artista che ha come tema un balletto contemporaneo. Questo drastico mutamento tematico toccherà infatti il suo apice all'inizio degli anni 1870, quando Degas aggiornò completamente la propria œuvre secondo i dettami realisti, scoprendo il presente e raffigurando quasi esclusivamente fantini, balletti, lavandaie, scene casuali di trambusto sui boulevard o la solitudine dell'umanità parigina in quella che era definita la «capitale del XIX secolo».

Questa progressiva evoluzione dell'arte degassiana fu accompagnata da una crescente insofferenza verso la pratica artistica accademica e, soprattutto, verso i Salon. In tal senso egli pubblicò sul Paris Journal del 12 aprile 1870 una lettera rivolta ai giurati del Salon, nella quale criticò in maniera cortese ma molto assertiva le metodologie espositive adottate nelle varie mostre, in occasione delle quali – per esempio – non veniva accordato sufficiente spazio tra un dipinto o l'altro. Se in quest'occasione Degas cercò di assumere una posizione sostanzialmente moderata, più tardi egli smise di combattere all'interno dei canali ufficiali dei Salon e iniziò a collaborare con Paul Durand-Ruel, mercante d'arte che grazie a uno spiccato senso degli affari e al coraggio di proporre delle novità al pubblico, si interessò con grande fervore ai pittori di Barbizon e, infine, agli Impressionisti. Degas, d'altronde, non desiderava ottenere un riconoscimento comunitario dei propri meriti, ed era disposto a tutto pur di sfuggire al giudizio superficiale e grossolano dei giudici del Salon.
Questo spensierato periodo di sperimentazione pittorica viene momentaneamente interrotto nel 1870 dallo scoppio della guerra franco-prussiana. Degas, arruolato in un reggimento di fanteria, è posto agli ordini del fu compagno di scuola Henri Rouart, con il quale riprese una vecchia amicizia. Ritornato a Parigi dopo la resa di Sedan, durante il confuso e sanguinoso periodo della Comune si trasferì a Ménil-Hubert dai Valpinçon. Con gli anni difficili del dopoguerra, invece, Degas si recò innanzitutto a Londra in compagnia del fratello minore René, per poi spingersi nel 1873 a New York e, infine, a New Orleans, dove fu ospite dei parenti della madre. Degas fu molto deluso dalla monotonia del paesaggio nordamericano, ma apprezzò molto questo soggiorno in quanto gli offrì la possibilità di dipingere vibranti tranche de vie ottocentesche. Egli, in particolare, amò molto ritrarre i propri cari o spaccati di vita del lavoro: esemplari in tal senso il Mercato del cotone a New Orleans e L'ufficio dei Musson.
Risultati immagini per edgar degasLa lettera che Degas indirizzò all'amico Lorenz Frölich, in effetti, lascia presupporre un'attività molto feconda: « Avete letto le Confessioni di Jean-Jacques Rousseau? Sì, ricorderete allora quel modo di descrivere la vera natura dell sua indole, quando si è appartato nell'isola lacustre di Saint-Pierre in Svizzera Risultati immagini per edgar degas(verso la fine del libro) e narra che sul far del giorno usciva e vagava qua e là, senza meta, esaminava ogni cosa, progettava lavori che avrebbero richiesto una decina d'anni e che abbandonava, senza rimpianto, dopo una decina di minuti? Ebbene, io sono esattamente così. Qui tutto mi attira, guardo ogni cosa, vi descriverò ogni particolare al mio ritorno ».
Nonostante Degas in fondo apprezzò molto l'America, soprattutto sul tecnologico (un'innovazione che ammirò molto fu, ad esempio, quella dei vagoni-letto sui treni), alla fine fu ben felice di ritornare in Francia e alla sua vibrante scena sociale e culturale («La mancanza dell'Opéra [in America] è una vera tortura!»). Al rientro in Francia, comunque,

Immagine correlataDegas si avvicinò ulteriormente al gruppo degli Impressionisti, al quale si sentiva affine per la grande voglia di fare e per la forte insofferenza alla pittura ufficiale del tempo. Nonostante alcuni screzi sia con Manet che con gli altri colleghi, dei quali non condivideva alcune idee di fondo (in particolare in merito all'utilità del plein air, alla linea e al colore), Degas fece causa comune con gli Impressionisti e perorò con fervore l'idea di Monet di organizzare una mostra collettiva auto-finanziata. Fu in questo modo che, nonostante le posizioni estetiche opposte, Immagine correlataDegas entrò a far parte della «Società Anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori ecc.» e, tracimante di disprezzo verso i Salon, partecipò alla celebre collettiva impressionista del 15 aprile 1874 con ben dieci opere. Nonostante non fosse stato sistematicamente esposto dai Salon, Degas continuò a esporre regolarmente al loro fianco (salvo che nel 1882) fino al 1886. Il rapporto tra Degas e l'Impressionismo, tuttavia, è molto articolato e complesso, e ne parleremo in dettaglio nel paragrafo Degas e il presente: cenni stilistici e rapporti con l'Impressionismo.
Risultati immagini per edgar degasNon a caso Degas, nonostante fosse uno dei più ferventi organizzatori delle mostre impressioniste, preferì sempre definirsi «realista» piuttosto che «impressionista». Negli anni 1870, in effetti, Degas operò nel segno di un'aderenza al vero sobria e al contempo vigorosa, concentrandosi sul mondo dei fantini e delle ballerine: fu proprio in virtù di queste felici peculiarità che realizzò i suoi più grandi capolavori, come La classe di danza, Carrozza alle corse e L'assenzio. Grazie a questo genere di quadri Degas riuscì anche a ripristinare un decoro nella propria situazione finanziaria, tracollata in seguito alla morte del padre. Fantini e ballerine, insomma, sono nuclei tematici fondamentali per la comprensione dell'œuvre degassiana, e perciò meritevoli di due paragrafi distinti, rispettivamente Fantini e Ballerine.
Immagine correlataMaturità
Una volta superato il tracollo economico dovuto alla morte del padre, a causa del quale patì ristrettezze e sacrifici, Degas riuscì a consolidare la propria notorietà. Particolarmente fortunata fu la quinta mostra degli Impressionisti, allestita nell'aprile 1880 in rue des Pyramides, dove Degas espose una decina di opere attirandosi l'entusiasmo di Joris-Karl Huysmans, astro letterario del tempo, che nove anni dopo avrebbe dedicato ai nudi del pittore pagine tracimanti di ammirazione. Durante gli anni ottanta del XIX secolo, infatti, l'interesse di Degas fu catturato soprattutto da «nudi di donna intente a bagnarsi, lavarsi, asciugarsi, strofinarsi pettinarsi o farsi pettinare»: nudi naturalistici, dunque, intenti in attività quotidiane e in gesti prosaici e spontanei.
Immagine correlataPur funestato nel 1883 dalla morte dell'amico Manet, Degas si avvicinò anche alla scultura, realizzando opere in cera e creta dalla «terribile realtà» (a parlare è sempre Huysmans) e rivolgendosi agli stessi temi che sino ad allora aveva affrontato in pittura, perlopiù cavalli, fantini, ballerine o donne colte in attività quotidiane. Della produzione plastica di Degas, molto intensa (celebre è la Piccola danzatrice di quattordici anni), se ne parlerà più approfonditamente nel paragrafo Scultura.
Risultati immagini per edgar degasFrattanto viaggiò instancabilmente: nel 1880 si recò in Spagna, paese che lo colpì molto e dove ritornò nel 1889 in compagnia dell'italiano Giovanni Boldini, mentre nel 1886 ritornò nell'amata Napoli. Il suo carattere, notoriamente brusco, arrivò addirittura a stemperarsi, come leggiamo nella seguente lettera (indirizzata al pittore Évariste Bernard Valernes): «Vi domando perdono d'una cosa che ritorna spesso nelle vostre conversazioni e ancor più spesso nei vostri pensieri: quello d'esser stato, nel corso dei nostri lunghi rapporti artistici, duro, con voi. […] Lo ero particolarmente con me stesso, dovete ricordarvelo bene, poiché siete stato indotto a rimproverarmelo e a stupirvi di quanto scarsa fiducia avessi in me. […] Ero e Immagine correlatasembravo duro con tutti per una sorta di inclinazione alla brutalità che nasceva dai miei dubbi e dal mio cattivo umore. Mi sentivo così mal fatto, così scarsamente provveduto di mezzi, così fiacco, mentre mi sembrava che i miei calcoli artistici fossero giusti. Tenevo il broncio con tutti, anche con me stesso. Vi domando perdono se, con il pretesto di quest'arte maledetta, ho ferito il vostro spirito intelligente e nobilissimo, forse anche il vostro cuore »
(Edgar Degas)
Questi, tuttavia, furono anni molto difficili per il pittore. La sua statura artistica era ormai chiara a tutti, e – anzi – venne ribadita nella mostra personale allestita nella galleria Durand-Ruel nel 1893, dove il pittore espose monotipi rialzati a pastello ispirati a un viaggio in Borgogna che aveva compiuto nel 1890 in compagnia dello scultore Bartholomé. Ciononostante, a partire dagli anni novanta del XIX secolo la sua esistenza iniziò a essere contrassegnata dalla solitudine e dall'emarginazione. Egli, infatti, inasprì molto gli animi degli amici intervenendo sul cosiddetto «affare Dreyfus» e schierandosi apertamente a favore di quest'ultimo, un ufficiale ingiustamente accusato di spionaggio e tradimento e in realtà vittima di antisemitismo nazionalista in quanto alsaziano. Anche Bartholomé, lo scultore con cui si era recato in Borgogna e che lo aveva accompagnato nel 1897 al Musée Ingres di Montauban, gli volse le spalle, oltraggiato dal credo dreyfusardo di Immagine correlataDegas, che sul volgere del Novecento frequentava quasi esclusivamente i Rouart. Complice anche il suo celibato, Degas iniziò un lento e inesorabile declino psicologico: «A essere celibi e sui cinquant'anni si hanno alcuni di questi momenti, in cui si chiude una porta, e non soltanto per gli amici. Si sopprime tutto intorno a sé; e, una volta solo, uno si annulla, infine si uccide per disgusto. Ho fatto tanti progetti, eccomi, bloccato, impotente; e poi ho perso il filo. Pensavo di avere sempre tempo; quel che non facevo, quello che mi si impediva di fare in mezzo a tutte le mie noie, a dispetto della vista malandata, non disperavo mai di ritornarci sopra un bel giorno. Accumulavo tutti i miei progetti in un armadio, di cui portavo sempre con me la chiave: ora ho perduto questa chiave … »
Sin dagli anni 1890, inoltre, Degas accusava forti disturbi alla vista, i quali sul finire del secolo sarebbero poi degenerati portando alla cecità, la più grave delle sciagure che possano capitare a un pittore. Furono anni di solitaria alienazione, in cui Degas fu grandemente oppresso dall'infermità e dalle inquietudini professionali cRisultati immagini per edgar degashe ne scaturirono. Con la vista abbassata, infatti, Degas rinunciò alla pittura e al disegno e si rivolse prevalentemente alla scultura, l'unica tecnica artistica che poteva essere sottoposta al tatto, senso ormai diventato prevalente. Il crepuscolo umano e artistico di Degas, ormai disilluso nei confronti della vita, viene impietosamente descritto da Valéry: «Gli occhi che tanto avevano lavorato, persi, la mente assente o disperata; le manie e le ripetizioni moltiplicate; i silenzi terribili che si concludono con un tremendo “Non penso che alla morte, niente di più triste della degradazione di una così nobile esistenza a opera della vecchiaia”.
Non si può fare a meno di pensare che questo isolamento senile sia dipeso dall'accentuazione, negli anni tardi, di una naturale inclinazione del suo carattere, a causa di quella sua predisposizione ad “appartarsi, a diffidare dagli uomini, a denigrarli, a semplificarli, o a riassumerli terribilmente” »(Paul Valéry)
Stroncato da un aneurisma cerebrale, Degas sarebbe infine morto a Parigi il 27 settembre 1917, quando l'Europa veniva dilaniata dalla prima guerra mondiale. Al modesto funerale che gli venne tributato parteciparono solo una trentina di persone, fra cui l'ormai anziano Monet, l'ultimo degli Impressionisti della vecchia guardia: la stagione dell'Impressionismo, ormai, si può dire definitivamente conclusa. La sua salma riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Montmartre, sempre a Parigi.

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Andrea Natile

Creatore di contenuti digitali di arte, musica, storia e scienza

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